L’ infortunio sportivo viene definito dal punto di vista psicologico come un evento multifattoriale, di tipo bio-psico-sociale e coinvolge principalmente quattro aree tra loro interconnesse: benessere fisico, benessere emozionale, benessere sociale, e l’area del Sè

| Podlog, 2014 |

L’ infortunio sportivo costituisce un momento critico nella vita di un atleta ed è per questo motivo che è necessario individuare eventuali segnali di rischio sui quali l’ allenatore, lo psicologo dello sport e l’ atleta stesso possano intervenire al fine di lavorare e collaborare tra loro in maniera efficace.

Negli ultimi vent’ anni le ricerche sul tema dell’ infortunio nello sport sono aumentate notevolmente. Possiamo individuare due macro aree di interesse: da un lato ci sono le ricerche che si focalizzano sulle variabili psicologiche che agiscono sulla vulnerabilità dell’ individuo aumentando la probabilità che possa avvenire l’ infortunio, dall’ altra parte ci sono gli studi che indagano le reazioni emotive e cognitive, fondamentali soprattutto per il recupero dell’ atleta dopo l’ avvenimento dell’ infortunio.

In entrambe le correnti di indagine lo scopo delle ricerche è quello di ridurre l’ incidenza di questi eventi, favorendo un’ adeguata preparazione psicologica e agevolando un recupero ottimale nel momento successivo all’ infortunio.

I FATTORI ALLA BASE DELL’INFORTUNIO: UN APPROCCIO OLISTICO

È necessario occuparsi di questo tema con un approccio olistico, ponendo cioè l’ attenzione sulle funzioni fisiche, emotive e cognitive.

Numerosi studi scientifici in questo ambito di ricerca evidenziano che, nonostante l’ infortunio sportivo sia un fatto imprevedibile, tra le cause in cui ricercare e che renderebbero l’ atleta maggiormente esposto a possibili incidenti sono sicuramente la sua natura fisica, ovvero la struttura corpore ed eventuali lesioni avvenute precedentemente.

I fattori psicologici legati alle caratteristiche di personalità dell’atleta sembrano essere correlati alla probabilità di infortunio, in particolare è stato evidenziato che persone con sentimenti di depressione, malessere e apatia, riportavano infortuni più di frequente (Kolt & Kirkby, 1999).

Oltre a questo anche i fattori psicosociali quali l’età, l’ influenza degli eventi di vita, dell’allenatore e dei genitori , costituirebbero variabili fondamentali quando si prendono in considerazione le possibili cause di un infortunio. Secondo l’ autore Petrie ( 2004) , bassi livelli di supporto sociale aumenterebbero la vulnerabilità individuale al rischio di infortunio, mentre un alto supporto sociale sembrerebbe apportare una maggiore protezione.

Infine anche fattori esterni come la tipologia di attrezzatura utilizzata, le caratteristiche dell’ allenamento e gli eventuali rischi che comporta lo sport praticato, rivestirebbero un ruolo importante da non trascurare quando viene indagata la tematica dell’ infortunio.

Esistono in letteratura diversi modelli che focalizzano l’ attenzione sulle variabili psicologiche nella vulnerabilità a questo evento .

Il modello più accreditato è quello di Andersen e Williams (1998) chiamato dai due autori “Modello stress-infortunio”. Secondo tale teoria un atleta che vive una condizione di stress avrà una risposta attentiva alterata a causa di tale evento, manifestando conseguentemente un aumento della tensione muscolare, una riduzione del campo visivo e dunque un livello di distrazione più elevato.

LO PSICOLOGO DELLO SPORT NELLA PREVENZIONE DELL’INFORTUNIO

Nonostante sia ancora necessario un approfondimento di questa tematica,  un elemento fondamentale che sembra emergere da queste ricerche riguarda lo stile di coping adottato dagli atleti, ovvero le diverse strategie implementate per far fronte all’ evento stressante. Strategie di resilienza volte a riconoscere la relazione tra tratti di personalità, eventi di vita negativi, pensieri, emozioni e stati fisiologici, finalizzati a minimizzare l’impatto degli stressor, rappresenterebbero un potente strumento per gli atleti.

A questo scopo quindi è di fondamentale rilevanza la predisposizione di interventi psicoeducativi, tecniche di stress-management e goal setting.

Lo psicologo dello sport costituisce quindi in fase di prevenzione una figura di riferimento per lo sviluppo di strategie di resilienza aventi l’ obiettivo di minimizzare l’ impatto dello stress dovuto ad un eventuale infortunio; l’ individuo sarebbe coì aiutato nel riconoscimento della relazione tra tratti di personalità, eventi di vita negativi, pensieri, emozioni e stati fisiologici, che com abbiamo visto precedentemente sono funzionali alla minimizzazione dell’impatto degli stressor.

Per quanto riguarda gli sport di squadra alcuni studiosi hanno sottolineato come un clima di alta competitività e di bassa collaborazione all’ interno del team siano correlati ad un maggiore rischio di infortunio sportivo. L’ intervento di prevenzione adoperato dallo psicologo sportivo non solo sul singolo atleta ma sull’ intero contesto di squadra risulta quindi essere di fondamentale importanza.

LE FASI PSICOLOGICHE DELL’INFORTUNIO

A livello psicologico l’ infortunio porta l’ atleta a vivere un senso di perdita della propria efficienza, una sfiducia verso se stesso , oltre che sperimentare un forte timore di non poter recuperare appieno le proprie capacitàe di non poter tornare ad allenarsi e gareggiare come prima.

Nei casi più gravi l’ atleta potrebbe anche provare un forte senso di solitudine e di vuoto esistenziale.

Esistono diverse modalità di risposta psicologica da parte dell’ atleta soggetto ad un infortunio. Esso infatti può essere considerato dall’ atleta come un periodo di pausa, ma potrebbe anche portare ad un eventuale isolamento sociale e ad alti livelli di frustrazione accompagnati da incertezza e paura di non poter recuperare appieno i livelli di performance precedenti o subire altri infortuni.

A livello temporale è possibile individuare tre distinte fasi che caratterizzano l’ infortunio:

  1. Fase acuta post infortunio. Le emozioni provate dall’ atleta sono molto intense. Nella grande maggioranza delle volte l’ individuo vive un processo emozionale caratterizzato da rabbia, paura, tristezza e sfiducia nel futuro. Altre volte invece gli atleti guardano all’ infortunio in maniera positiva. Tale evento costituirebbe uno stimolo grazie al quale l’ atleta può ripartire e continuare a crescere nel suo percorso . Altri ancora considerano l’infortunio come momento di recupero dall’attività agonistica.

  1. Fase di riabilitazione. È con l’ inizio della riabilitazione che quelle emozioni negative sperimentate nella fase precedente dall’ atleta si riducono. In questa nuova fase l’ aderenza al programma riabilitativo è di fondamentale importanza, poiché maggiore sarà l’ aderenza, maggiore sarà la possibilità di tornare alla condizione prima dell’ infortunio.

 

  1. La fase di ritorno allo sport. Molto spesso purtroppo la prontezza fisica e quella psicologica non sempre coincidono. Alcuni atleti ( si stima tra il 30% e il 60 %), nonostante sia avvenuto un buon recupero sul piano fisico , non sono in grado di recuperare completamente gli stessi livelli di performance precedenti all’ infortunio. Fattori psicologici influenzerebbero particolarmente l’ atleta e la sua capacità di gestire l’ infortunio, la riabilitazione e il ritorno alla propria pratica sportiva.

LO PSICOLOGO DELLO SPORT NEL SUPPORTO ALL’ATLETA NELLA GESTIONE DELL’INFORTUNIO

Lo psicologo dello sport svolge una funzione specifica per l’atleta infortunato ed attraverso il confronto periodico con lo staff, è in grado di aiutare l’atleta nel proprio percorso di guarigione.

È soprattutto durante la fase acuta post infortunio che lo psicologo riveste un ruolo chiave in quanto ha la funzione di effettuare interventi psico-educativi , permettendo in questo modo all’ atleta di avere un maggiore controllo dell’ evento e riducendo quel forte senso di sfiducia in se stesso. Una delle strategie che lo psicologo può disporre è il goal setting, una procedura tramite la quale vengono stilati degli obiettivi con la collaborazione dello staff medico e dell’atleta; si tratterebbe di obiettivi sia fisici che psicologici a breve e lungo termine volti a consentire all’ atleta un percorso di crescita e di maggiore percezione di controllo sull’ infortunio.

Tecniche di ristrutturazione cognitiva e self talk sono invece impiegate dallo psicologo dello sport durante la fase acuta dell’infortunio e durante la riabilitazione permettendo all’ atleta un buon controllo e un’analisi efficiente dei pensieri negativi, i quali verrebbero sostituiti con pensieri realistici e positivi che contribuirebbero a generare emozioni positive nell’ atleta.

Durante la fase di riabilitazione le tecniche immaginative si rivelerebbero essenziali dal momento che permettono di impiegare la visualizzazione come strumento per accelerare il recupero e mantenere attive le specifiche abilità sportive. Diverse ricerche hanno dimostrato come l’immaginazione del gesto tecnico accompagnato alle sue specifiche reazioni sia in grado di attivare le stesse reti neurali del gesto tecnico reale.

Infine, durante tutto il periodo dell’infortunio, lo psicologo impiegherebbe tecniche di rilassamento e gestione dello stress, come ad esempio il training autogeno e il rilassamento progressivo, le quali consentirebbero di abbassare le tensioni interne permettendo di conseguenza un recupero rapido ed efficace.

In foto @m.confortola Atleta di Sci Alpino