“Non importa quante volte cadi, conta la velocità con cui ti rimetti in piedi.”
Mario Calabresi
Nello sport le sconfitte fanno parte del gioco, anche se, perdere, non è certo l’evento sportivo maggiormente desiderato da atleti e squadre.
Tuttavia, il lato positivo delle sconfitte è che esse permettono di fermarsi a fare una valutazione delle proprie risorse, dei propri punti di forza e, al contempo, delle criticità emerse; detto in altri termini, le sconfitte servono per mettersi in discussione e migliorare.
A volte accade che le sconfitte abbiano un effetto negativo che si protrae nel tempo, diventando delle cattive abitudini sul campo di gioco e proiettano l’atleta o la squadra all’interno di in un circolo vizioso caratterizzato da un atteggiamento mentale negativo.
Cosa fare in questi casi? Ecco 5 consigli pratici.
1. Inquadrare il problema per quello che è ….
Il primo passo è quello di considerare l’insuccesso per quello che è: una momentanea battuta d’arresto, una deviazione, che sta rallentando i nostri progressi.
Dare alla sconfitta l’etichetta di temporaneità è infatti un elemento chiave che caratterizza gli sportivi resilienti.
2. Consapevolizzare che la sconfitta riguarda la prestazione
La sconfitta è il risultato di una prestazione, cioè del modo in cui ci siamo impegnati e ci siamo messi in gioco durante la competizione.
Questo significa che il fallimento non ha niente a che vedere con la nostra persona, pertanto eliminate pensieri come ‘non valgo niente”, “non raggiungerò mai i miei obiettivi”, “sono un fallito” etc.
Focalizzate piuttosto la vostra attenzione su cosa non ha funzionato nella vostra prestazione.
3. Assumersi la responsabilità, ma occhio all’autostima
In psicologia il termine locus of control indica la modalità con cui un individuo ritiene che gli eventi della sua vita siano prodotti da suoi comportamenti oppure da cause esterne indipendenti dalla sua volontà.
Le persone con locus of control interno, sono quindi quelle che si prendono la responsabilità delle proprie azioni; nella pratica questo significa che credono, a differenza delle persone con locius of control esterno, di poter esercitare un’influenza sugli eventi e quindi hanno maggiori probabilità di modificare la situazione.
Prendendosi la responsabilità, tuttavia, il rischio è che si sperimenti un abbassamento del proprio livello di autostima.
Affinché ciò non accada, come precedentemente detto, considerate l’errore come qualcosa di temporaneo e legato alla prestazione e richiamate alla memoria tutti i vostri casi di successo, nello sport o nella vita.
4. Accettare le emozioni negative e modificare la propria valutazione cognitiva
Le emozioni negative fanno parte della vita e negarle non aiuterà a non provarle.
È giusto che un atleta, una squadra o un allenatore che vive una sconfitta, dia voce alla frustrazione, alla delusione e alla tristezza per non aver raggiunto il risultato sperato.
La cosa fondamentale, però, è che elabori queste emozioni dando una nuova valutazione cognitiva all’insuccesso che più o meno potrebbe essere formulata come segue: la disfatta non é sinonimo di fallimento cronico ma punto di partenza per una nuova crescita.
Ricordate che gli eventi non sono negativi in sé, la differenza è data da come li viviamo, ovvero dalla nostra valutazione cognitiva.
“Il fallimento non è fatale. Il fallimento dovrebbe essere il nostro maestro, non il nostro becchino. Dovrebbe spingerci verso nuove stimolanti sfide, non gettarci nelle profondità della disperazione».
William Arthur Ward
5. Fissare nuovi obiettivi e pianificare il loro raggiungimento
Giunti a questo punto è necessario ritrovare nuovi stimoli e fissare nuovi obiettivi!
La tecnica del goal setting è fondamentale, per ridare significato a quello che facciamo e ripartire con una maggiore consapevolezza, migliorando i punti che si sono mostrati deboli.
Il consiglio è quello di focalizzare la propria attenzione a obiettivi di performance, piuttosto che di risultato; questo aiuterà a star lontani dalla paura del fallimento e dall’ansia di prestazione.
Focalizzarsi sul risultato rischia infatti di mettere l’atleta o la squadra, in una condizione mentale di costrizione che finisce per limitare la performance.
Il risultato, detto in altri termini, è sempre la conseguenza di una performance.
Ecco quindi che passi fondamentali sono il ritrovare la concentrazione, il rinnovamento della motivazione e la pianificazione della strada per ottenere la vostra migliore performance.
Un ultima importante raccomandazione, non smettete mai di crederci!
“Se credi di essere battuto, lo sarai.
Se ritieni di non saper osare, non oserai.
Se vorresti vincere, ma pensi di non riuscirci, è quasi certo che fallirai.
Se immagini di perdere, hai già perso, perché nel mondo è vero che il successo inizia dalla volontà dell’individuo, è nella sua mente.
Se credi di venir surclassato, lo sarai.
Per elevarti devi puntare in alto, devi essere sicuro di te prima di poter vincere un premio.Le battaglie umane non arridono sempre all’uomo più forte o veloce.
Prima o poi l’uomo che vince sarà l’uomo che crede di poter vincere.”Napoleon Hill
Psicologa del Benessere e dello Sport, Counselor e Mental Coach
Collabora con www.psicosport.it – www.medinmove.it – www.multicarebormio.it