Il termine stress è entrato nel vocabolario comune per indicare situazioni di disagio, di tensione, di forte preoccupazione o di ansia.

Molto spesso viene vissuto come un qualcosa da eliminare, ma come affermava Hans Selye, considerato il padre fondatore delle ricerche sullo stress, la completa libertà dallo stress è la morte.

Il mondo sportivo estremizza lo stress e premia chi lo sa gestire al meglio.

Ogni atleta, dovrebbe caratterizzarsi innanzitutto per la sua capacità di governare le difficoltà perché lo sport ti sottopone inevitabilmente a ostacoli, insuccesso, frustrazione, solitudine, sfortuna.

Non è quindi tutta questione di muscoli!

Le ricerche sulle prestazioni atletiche mostrano come il successo sportivo sia dato da tre fattori: dotazione genetica, qualità e quantità dell’allenamento e capacità psicologiche.

Purtroppo l’attenzione ai fattori psicologici e quindi alla preparazione mentale non è ancora prassi comune, sebbene sia assolutamente fondamentale.

Pietro Trabucchi nel volume “Resisto dunque sono” evidenzia come nei paesi come i nostri, pieni di benessere, più difficilmente emerge qualcuno.

Siamo pieni di gente iper selezionata, fisicamente azeccatissima e iper-allenata, ma che poi sotto pressione si rivela inconsistente. Lavoriamo molto di più sui muscoli che sulla mente, sebbene questa abbia un ruolo cruciale.

Per quanto riguarda la capacità degli atleti di fronteggiare lo stress, le ricerche mostrano come requisito psicologico fondamentale sia la resilienza.

“L’individuo resiliente ha una serie di caratteristiche psicologiche inconfondibili: è un’ottimista e tende a leggere gli eventi negativi come momentanei e circoscritti; ritiene di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e sull’ambiente che lo circonda; è fortemente motivato a raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, è incline a interpretare i cambiamenti come una sfida e un’ opportunità, piuttosto che come una minaccia, e di fronte a sconfitte e frustrazioni tende a non perdere la speranza.”

(Tratto da Resisto dunque sono di Pietro Trabucchi).

Attenzione perché la resilienza, non solo aiuta l’atleta ad interpretare gli eventi in modo più funzionale e gli permette quindi con più probabilità di raggiungere i propri obiettivi, ma lo rende anche meno fisicamente vulnerabile allo stress!

La buona notizia è che la resilienza non è qualcosa che si ha o non si ha, il suo sviluppo dipende in parte dalle nostre esperienze di vita, ma è un processo e come tale può modificarsi ed essere allenato attraverso un programma di preparazione mentale.