Quando un allenatore è un buon leader? Esiste un modello univoco di leadership che funziona a prescindere dalla squadra e dal contesto di riferimento?

Proviamo a rispondere a queste domande analizzando il ruolo dell’allenatore e alcune teorie sugli stili di leadership.

Un allenatore è chiamato a svolgere alcuni compiti che possono essere riassunti in alcuni verbi chiave: dirigere, decidere, organizzare, pianificare, istruire, formare, sviluppare, supportare, motivare, valutare.

Il modo in cui tali compiti vengono svolti dall’allenatore è influenzato dal suo stile di leadership, che a sua volta è correlato alle sue caratteristiche di personalità e alle sue esperienze pregresse.

Un grande allenatore deve essere lui stesso leader, ma deve crea­re altri leader che in campo ri­producono idee, valori, carat­tere. Gianluca Vialli.

A questo punto la domanda sorge spontanea: lo stile di leadership può essere modificato? Ad esempio, un allenatore con uno stile autoritario può esercitare uno stile di leadership differente?

 

A mio avviso la verità sta nel mezzo perché se partiamo dal presupposto che lo stile di leadership è influenzato dalle caratteristiche di personalità il nostro allenatore avrà sempre uno stile di leadership che gli calza a pennello, ma allo stesso tempo se riuscirà a mettersi in discussione e ad accettare che quello specifico tipo di leadership non è sempre funzionale, potrà adottare a livello comportamentale altri stili al fine di raggiungere gli obiettivi che si è posto per la squadra.

La premessa è che un allenatore dovrebbe essere scelto a condurre una squadra, non solo in funzione delle sue competenze tecniche, ma anche per il suo stile di leadership poiché questo può risultare adatto ad una squadra con determinate caratteristiche, ma non esserlo affatto per un’altra squadra con caratteristiche differenti.

Detto ciò, un buon leader è colui che è in grado di modificare il proprio stile di leadership in funzione dell’esigenza contingente e in funzione degli obiettivi da raggiungere.

 

Nella psicologia sportiva un modello per meglio conoscere la leadership della squadra è quello messo a punto da Chelladurai; questo modello mette in relazione le caratteristiche del contesto sportivo, le caratteristiche dell’allenatore, le caratteristiche dei membri della squadra, il comportamento dell’allenatore (richiesto, reale e preferito), l’influenza esercitata sul gruppo e la performance.

Ne consegue che la performance e la soddisfazione dei membri del gruppo dipendono dal grado di congruenza tra:

  • comportamento richiesto (dal contesto)
  • comportamento reale del leader (percezione)
  • comportamento preferito dal gruppo (desiderato)

 

Questo significa che se i comportamenti dell’allenatore si incrociano con le preferenze espresse dagli atleti ed ai bisogni del contesto sportivo in cui lavora, migliori saranno la performance e la soddisfazione della squadra.

E’ possibile analizzare la congruenza tra questi elementi grazie al Leadership Scale for Sport (Chelladurai & Saleh, 1980).

Spostiamoci per un attimo dalla psicologia dello sport al mondo delle organizzazioni.

Voglio infatti parlarvi di un altro modello che trova facile applicazione anche nel mondo della psicologia dello sport, ovvero il modello della Leadership Situazionaleuna teoria degli anni ’70 di Hersey e Blanchard, che afferma che non esiste un solo stile di leadership efficace, ma il Leader deve saper adottare uno stile diverso a seconda della competenza e della motivazione delle persone da mobilitare, per poi decidere con quali strumenti lavorare.

Secondo tale modello un buon leader non solo deve adottare stili di leadership differenti se si trova a gestire persone differenti, ma anche con la medesima persona lo stile richiesto potrebbe essere differente al variare della situazione.

Vediamo insieme in sintesi il modello della leadership situazionale:

S1 PRESCRIVERE

Questo stile caratterizza il leader che ha un alto orientamento ai compiti e basso orientamento alle relazioni. La comunicazione è unidirezionale, le decisioni sono prese dal leader e sono poi condivise.

I giocatori hanno bisogno di direzione e controllo per iniziare; non hanno sviluppato le competenze adeguate e soprattutto l’autonomia, ma sono entusiasti e impegnati.

Questa leadership, definita direttiva risulta funzionale quando una squadra è neo-costituita oppure è composta da giocatori giovani e con poca esperienza; risulta altresì funzionale quando ci si trova a dover prendere molte decisioni su questioni delle quali si ha maturata una certa esperienza e quando ci si trova a gestire situazioni di emergenza.

S2 – VENDERE

In questo stile di leadership il capo è orientato sia ai compiti che alle relazioni. Definisce ancora i ruoli e le mansioni, ma cerca idee e suggerimenti dai suoi collaboratori. Le decisioni rimangono in mano al leader, ma la comunicazione è molto più bidirezionale.

I componenti del team hanno una certa competenza ma sono ancora relativamente inesperti, hanno bisogno di supporto ed elogi per accrescere la loro autostima.

Questo stile di leadership che possiamo definire consultiva è particolarmente prezioso quando il leader ha bisogno di prendere in considerazione i punti di vista degli altri, ma la decisione definitiva deve restare a lui. È uno stile che è importante impiegare quando il livello di conoscenza e di comprensione dei contesti che hanno i membri del gruppo è ancora in fase di sviluppo.

S3 – COINVOLGERE

Il leader in questo stile mostra basso orientamento ai compiti e alto orientamento alle relazioni. Passa ai collaboratori le decisioni quotidiane. Il leader facilita e partecipa alle decisioni, ma il controllo spetta direttamente ai suoi giocatori.

I giocatori sono competenti, ma un supporto è necessario per sostenere la loro sicurezza.

Questo stile di leadership consensuale si rivela particolarmente utile quando il leader lavora con un gruppo esperto ed è necessario agire attraverso l’influenza piuttosto che con l’autorità.

S4 – DELEGARE

Il leader è coinvolto nelle decisioni e nella risoluzione dei problemi, ma il controllo è totalmente nelle mani dei giocatori.

Il team ha sia competenze notevoli che un forte senso di maturità ed impegno. I suoi componenti sono in grado di lavorare su un progetto da soli con poco controllo e poco supporto e per questo parliamo di leadership delegativa.

Attenzione che lo stile di leadership più funzionale non è solo in funzione del tipo di squadra che mi trovo ad allenare, ma anche in funzione del compito specifico che la squadra deve affrontare. Questo significa che con la medesima squadra, in situazioni e per compiti differenti, un buon leader è colui che è in grado di esercitare i diversi stili di leadership.

Esistono delle caratteristiche che un buon leader dovrebbe avere e che sono trasversali allo stile che adotta?

Direi di si e a mio avviso, ancora una volta, hanno molto a che vedere con le competenze manageriali che si insegnano in azienda ai manager. Vediamo le principali:

  1. Essere responsabili
  2. Creare una cultura di team (mission, valori, spirito di squadra)
  3. Agire una comunicazione diretta, chiara ed efficace
  4. Criticare in privato e lodare in pubblico
  5. Criticare il comportamento del giocatore, non il giocatore
  6. Sapersi mettere in discussione
  7. Essere da esempio dei valori che si vogliono trasmettere.

 

Uno psicologo dello Sport lavora con gli allenatori al fine di potenziare le loro competenze di leadership, con un conseguente miglioramento della performance della squadra ed un maggior benessere dei giocatori.

Sei un allenatore e vuoi saperne di più? Contattami.