Molto spesso nel mondo dello sport si pensa al Mental Coach come a colui che sta a fianco dell’atleta incitandolo a fare sempre di più “Vai, sei il numero uno”, come se il mental coach corrispondesse al ruolo del motivatore.

La realtà è molto più complessa e ha poco a che vedere con quanto descritto.

Iniziamo con il fare un po’ di chiarezza sui termini utilizzati e su come un mental coach si forma per esercitare questa professione.

Il mental coach non è necessariamente uno psicologo, ma uno psicologo che lavora sullo sviluppo delle potenzialità delle persone è necessariamente un mental coach, anche se spesso non ama definirsi in tal modo.

Il coaching non è una professione regolamentata in Italia, pertanto troverete coach che hanno fatto scuole di tre anni ed hanno una buona, se non ottima preparazione e coach che si sono certificati in un corso intensivo di una settimana o in quattro week end e che magari erano già formati dall’esperienza sul campo (ci sta), ma in alcuni casi potrebbero non avere le competenze necessarie per un lavoro di preparazione mentale.

Tendenzialmente uno psicologo che si approccia a questa declinazione della propria professione ha innanzitutto una laurea quinquennale ed è iscritto ad un Albo Professionale, ed in secondo luogo può aver approfondito la materia tramite corsi di perfezionamento e master.

Con questo non intendo assolutamente affermare che solo gli psicologi possono esercitare questa professione, conosco molti validi coach in ambiti differenti (business coach, life coach, mentak coach etc.) che hanno una formazione diversa e sono ottimi professionisti!

Chiarita quale è la formazione che un mental coach può avere arriviamo a capire cosa fa, visto che siamo partiti dall’affermare che non è un motivatore.

Il mental coaching nello sport può essere definito come un intervento finalizzato all’ottimizzazione delle risorse dell’atleta e al conseguente miglioramento della performance.

Il programma è personalizzato poiché ciascun atleta ha le proprie esigenze, all’ interno del proprio contesto sportivo, tuttavia possiamo individuare alcune macro aree di lavoro:

  • Goal Setting: accompaganre l’atleta nella corretta definizione dei propri obiettivi, analizzando risorse e possibili ostacoli è fondamentale affinché gli obiettivi possano essere raggiunti.
  • Dialogo Interno e Autoefficacia: ciò che un atleta dice a se stesso, prima, durante e dopo una gara ha un’incidenza molto elevata sull’autostima, che a sua volta ha notevoli effetti sulla performance. Aiutare l’atleta a identificare i propri pensieri e lavorare con lui ad eventuali modifiche è un passaggio molto importante per far sì che questi divengano potenzianti e non ostacolanti.
  • Gestione delle emozioni: le emozioni giocano un ruolo chiave nella prestazione sportiva. Imparare a conoscere, riconoscere e gestire le proprie emozioni risulta quindi di fondamentale importanza. Tecniche di visualizzazione e di rilassamento aiutano a gestire la nostra parte emotiva.
  • Concentrazione e attivazione pre-gara: è importante sapersi concentrare ed è altrettanto importante avere il giusto grado di attivazione prima di una competizione. Tecniche di visualizzazione, esercizi di mindfulness, implementazione delle routine, sono alcune delle tecniche utili in quest’area.

Tale elenco non è esaustivo, tuttavia aiuta a comprendere meglio ciò che viene fatto in un lavoro di preparazione mentale.

E’ facile quindi dedurre che tutto questo lavoro ha un’incidenza sulla motivazione dell’atleta ben diversa dal “vai che ce la fai!” e non da ultimo è importante ricordare che il mental coach non è un mago e affinché uno sportivo usi la propria mente a suo vantaggio è fondamentale l’allenamento!

Se vuoi utilizzare la mente come acceleratore delle tue potenzialità e conoscere i benefici del mental coaching contattami e sarò felice di fornirti maggiori informazioni sul ruolo di mental coach.