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Ciao Francesca,
ci racconti un po’ chi sei e quali sono i risultati che hai raggiunto nel tuo sport?
Ciao, sono Francesca Corso e pratico pugilato da 12 anni. Ad oggi ho disputato 57 match e il mio score è in attivo con 25 vittorie, 9 pareggi e 23 sconfitte.
Il mio percorso è iniziato molto in salita, è stata dura riuscire ad ottenere la prima vittoria. Portare a casa il risultato era diventata una sfida per me e non ho mollato finché non l’ho ottenuto.
Nel tempo ho raggiunto diversi traguardi e ancora la mia carriera non la ritengo finita nonostante l’età non sia più così tenera!
Ho vinto nel 2011 il torneo nazionale dove non ero assolutamente la favorita, le Cinture Lombarde, il Torneo delle Amazzoni e altri tornei minori.
Ho avuto l’onore di partecipare alla “Notte dei campioni” per 11 anni di seguito e tutto ciò mi ha dato davvero molta soddisfazione.
Faceva parte dei miei sogni credere di poter arrivare nella squadra nazionale.
Non ho mai avuto un talento naturale ma sempre tanto cuore e costanza.
Poi si cresce e la vita ti mette di fronte alla realtà, alle tue capacità e ad una strada da intraprendere.
Il mio titolo di studio in ingegneria e poi la scelta di lavorare in azienda come responsabile di produzione non mi ha permesso di condurre una vita dedicata esclusivamente allo sport.
Circostanze che mi hanno portata alla consapevolizzare che il pugilato non avrebbe rappresentato il mio unico scopo nella vita, ma che sicuramente avrebbe avuto un ruolo fondamentale.
E’ davvero troppo grande la mia passione per la boxe: mi carica, mi sfoga, mi allena, mi emoziona, è uno sport che ritengo completissimo sia a livello di allenamento, di testa che a livello di rapporti con le persone.
In particolare, il rapporto con il mio maestro è il più importante, per me è diventato un po’ come un secondo papà. Io mi fido ciecamente di lui, so che se mi porta a fare un match e perché ne ho tutte le capacità per affrontarlo.
Non ho mai avuto paura di nessuna sua scelta.
Una ricercatrice americana, Angela Duckworth, attraverso anni di ricerche è arrivata alla conclusione che il successo in qualsiasi ambito della vita, anche quello sportivo, è dato da una componente che lei definisce grinta, ovvero sapere dove si vuole arrivare e non mollare. Si tratta quindi di una componente mentale.
La nostra chiacchierata di oggi ha l’obiettivo di entrare dentro alla mente di un campione per capire quali sono a tuo avviso i fattori che ne determinano il successo.
Iniziamo con qualche parola chiave interpretate da Francesca Corso.
#TALENTO
Il talento è l’insieme delle attitudini che una persona ha e che in un dato sport lo porta ad avere successo.
Secondo me però il talento non si può scindere da quello che chiamo cuore, ci sono infatti atleti di talento che non ottengono risultati.
Ciò che fa raggiungere il successo e il binomio talento e cuore.
#PASSIONE
La passione è quella forza che ti porta ogni giorno, in qualunque condizione a prendere la macchina e farti 60 km per andare in palestra ad allenarti con l’obiettivo di avere tutti i mezzi per poter vincere una volta sul ring.
La mia passione è nata per scherzo, doveva uscire l’ultimo film di Rocky, non ne avevo mai visto nemmeno uno e così mi sono fatta una full immersion per rivedere tutti i precedenti e mi è nata una voglia pazzesca di provare a fare pugilato.
Ad attrarmi è stato soprattutto il fatto che si tratta di uno sport a 360 gradi, perché il pugilato non è solo braccia come molti sono portati a pensare, ma è dinamicità, è gambe, è colpo d’occhio, è testa, è tante cose assieme…
Proprio per questo ogni allenamento non e mai uguale ad un altro e non ci si annoia mai.
Ho iniziato così, quasi per gioco, anche perché in quel periodo mi ero appena fatta male e stavo facendo riabilitazione in palestra, iniziando proprio da fit boxe.
L’istruttore, che era un pugile, si era accorto che più che stare a tempo, io miravo a tirar forte e cosi è iniziato tutto…
Mi sono iscritta a una squadra a Lecco, che però non era in federazione, e così poi mi sono spostata a Seregno dove mi sono tesserata e ho potuto iniziare a gareggiare.
#SACRIFICIO
Il pugilato, più di altri sport, comporta diversi sacrifici: il primo è quello di dover rientrare in categorie di peso, il primo round è con la bilancia, ciò significa dieta e attenzione ad una corretta alimentazione, stile di vita non sregolato dove spesso significa dire di no a cene e serate con gli amici.
Sacrifici che la passione e il cuore ti aiutano a superare.
Sono 12 anni che vado in palestra tutte le sere e ancora oggi dopo il lavoro non vedo l’ora di allenarmi.
Sacrificio è anche arrivare alla fine del round senza mai mollare; quando stai prendendo tanti colpi, ti manca il respiro e sei consapevole che stai perdendo è più facile arrendersi e gettare la spugna, ma io non accetterò mai di avere un ko sul mio libretto, ho sempre stretto i denti per questo; ad esempio quest’anno ai campionati italiani ho combattuto e perso contro la testa di serie, un’avversaria molto forte con esperienza europea.
E’ stata dura arrivare fino alla fine della terza ripresa, ma la soddisfazione di aver tenuto duro è stata impagabile, per non parlare dell’orgoglio negli occhi del maestro.
#FALLIMENTO
Per me il fallimento è non gestire il match nel modo corretto nonostante mi sia allenata al 100% e preparata tecnicamente.
A volte quando mi parte la foga, la voglia di vincere, “mi si offusca il cervello” e non riesco più a condurre il match con intelligenza, non ascolto il maestro che saprebbe benissimo darmi tutte le indicazioni perfette per vincere il match.
Per me perdere un match è un fallimento quando ho tutte le capacità per vincerlo e ancor di più quando addirittura permetto all’avversario di diventare più forte di quello che è.
Accetto di perdere un match quando la mia avversaria è tecnicamente e fisicamente più forte di me e io ho fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità, ma non lo accetto se lo perdo io perché non faccio quello che devo fare o perché di testa non sono convinta di vincere.
Il fallimento è buttar via un lavoro fatto con cura, sprecare il mio tempo e soprattutto quello del maestro.
#SUCCESSO
Il successo è vincere con la soddisfazione del maestro.
Vincere e vedere il maestro che non è contento del tuo match per me rappresenta una vittoria a metà, che mi fa andare a casa con un l’amaro in bocca.
In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport?
Nel pugilato la testa conta al 70%. Se sali sul ring non convinto di vincere, hai già perso.
Purtroppo ovviamente non funziona così viceversa.
Uno può avere tutta la tecnica del mondo, ma sul ring entrano in gioco tante componenti tra cui anche la paura; io non ho mai avuto paura di prendere un pugno in faccia, sono una che tende ad attaccare, ma è ovvio che se inizi a incassare uno, due, tre pugni sul naso, l’atteggiamento e la gestione del match cambia, il mix di paura e dolore ti può portare a reagire di foga e non con la testa.
L’avversario va sempre studiato e affrontato con la giusta strategia.
Quali sono secondo te le tre caratteristiche mentali fondamentali per un atleta?
La concentrazione sul match, lucidità e convinzione di poter vincere.
Focus sul match e su nient’altro. Vivere il match per te e non per chi ti viene a vedere.
Lavoro, problemi non devono rientrare nel match.
Non mollare, nemmeno quando senti il sangue in bocca, l’avversario capisce al volo se sei in difficoltà e potrebbe usare quest’arma a sua vantaggio per chiudere il match.
Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?
Sicuramente dal primo all’ ultimo match c’è stata una bella evoluzione.
I primi tempi ricordo che l’ansia e l’emozione erano già alti dal giorno prima del match.
Ora riesco maggiormente a controllare questo mix di sensazioni e quando sento che sale l’ansia, pochi minuti prima di salire sul ring, dico a me stessa “Stai tranquilla, sei allenata, stai bene”, tutte frasi che mi ripete anche il maestro prima di oltrepassare le corde.
Il maestro sa esattamente le parole che deve dire a ciascuno di noi, ci conosce meglio delle sue tasche.
E’ in grado di farti sentire un leone appena prima del match!
Ultimamente sto imparando anche qualche tecnica di respirazione che mi sta aiutando tanto a controllare il lato emotivo e la gestione dell’ossigeno durante il periodo del round e la pausa tra un round e l’altro.
Se si, quali benefici hai ottenuto?
Arrivare più tranquilla sul ring è tutta un’altra gestione del match, riesci a vedere in modo lucido il gioco che devi tenere e anche se perdi il primo round, non ti fai prendere dall’ansia, sai che ne hai altri due e puoi riprendere la situazione in mano.
L’atteggiamento è tutto. Inoltre, governare l’agitazione significa anche avere più fiato da gestire, che è assolutamente fondamentale perché quei 3 minuti sono interminabili e quello che hai di riposo vola.
Quando sono finalmente riuscita a dirmi “Franci ragiona, fai le cose con calma” ho iniziato a vincere e poi da li è stata come una droga: più vinci e più vuoi vincere.
Posso dire in sintesi, che controllare la mia testa mi ha aiutata a concludere molte più vittorie.
Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?
Il mio consiglio è quello di riuscire a godere di tutte le situazioni/sentimenti che ti può portare questo sport.
Capisco che iniziare in giovane età possa essere dura per i sacrifici di cui ho parlato precedentemente.
Io ho iniziato relativamente tardi perché avevo 23 anni, ma mi rendo conto che in adolescenza, età nota per essere delicata, sia più difficile.
Proprio per questo bisogna prenderlo innanzitutto come un divertimento, poi crescendo ci vuole costanza per portarlo avanti.
Detto in altri termini, ci vogliono perseveranza e cuore.
Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini
Se vuoi conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.
Psicologa del Benessere e dello Sport, Counselor e Mental Coach
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