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Ciao Federica, ci racconti un po’ chi sei e quali sono i risultati che hai raggiunto nel tuo sport?
Ciao, sono Federica Sosio, una ragazza di Bormio con la passione per lo sci. Passione che mi ha portata a vincere alcuni Campionati Italiani Giovani, i Mondiali Junior nel 2015, e un decimo posto nella combinata di Coppa del Mondo.
Una ricercatrice americana, Angela Duckworth, attraverso anni di ricerche è arrivata alla conclusione che il successo in qualsiasi ambito della vita, anche quello sportivo, è dato da una componente che lei definisce grinta, ovvero sapere dove si vuole arrivare e non mollare.
Si tratta quindi di una componente mentale.
La nostra chiacchierata di oggi ha l’obiettivo di entrare dentro alla mente di un campione per capire quali sono a tuo avviso i fattori che ne determinano il successo.
Iniziamo con qualche parola chiave.
#TALENTO
Il talento secondo me non è una persona, ma è una dote.
Ad esempio mi viene in mente nello sci alpino, un talento può essere la scorrevolezza; la scorrevolezza non la impari, o ce l’hai o non ce l’hai, però puoi arrivare a trovare dei compressi che ti portano ad essere molto scorrevole anche se magari di base la scorrevolezza ti manca.
Penso che il talento ci sia in ognuno di noi e si esprima in modo differente in ciascuno; sta a noi trovare il proprio talento personale, per me può essere appunto la scorrevolezza, per un altro può essere lo sci di taglio, per un altro ancora la centralità in curva.
Ognuno deve partire dal proprio talento per costruire la sciata che lo porterà più avanti e quella si costruisce solo abbassando la testa e lavorando.
Fino a quando si è piccoli, lo sci va visto e vissuto esclusivamente come un gioco, ma andando avanti col tempo, se si capisce che lo sci è ciò che piace fare, che fa stare bene e che diverte allora bisogna davvero abbassare la testa; non dico fare sacrifici, perché se ciò che fai corrisponde a ciò che ti piace niente è un sacrifico, però bisogna lavorare duro e credere in se stessi.
#PASSIONE
La passione è alla base di tutto: se non c’è passione, non c’è divertimento e se non c’è divertimento, non c’è niente.
Io scio perché mi diverto e mi diverto, perché ho passione nel fare ciò che faccio.
Io mi diverto a scendere nel tracciato, così come mi diverto dal traguardo alla seggiovia e dall’arrivo della seggiovia alla partenza della gara. Per me è un divertimento a 360 gradi e quindi una passione a 360 gradi.
#SACRIFICIO
Mi capita spesso di incontrare persone che mi dicono: “quanti sacrifici …”.
Sinceramente io non ho mai vissuto la mia vita come un sacrificio, la mia vita è un dono e io mi ritengo fortunata nel poter fare quello che sto facendo.
Nonostante gli infortuni, io ancora mi ritengo fortunata perché posso fare della mia passione e del mio divertimento il mio lavoro.
Io penso che sacrificio non sia sacrificare dieci ore di sonno perché ti devi alzare alle 6 della mattina per andare a sciare, così come il sacrificio per me non è rinunciare ad uscire la sera con le amiche perché il giorno dopo devo andare a sciare. I sacrifici nella vita sono altri.
#FALLIMENTO
La parola fallimento per me non esiste in sé.
Il fallimento non è l’errore, perché se uno ci ha provato non si può parlare di fallimento; semplicemente in quella gara, in quella situazione non doveva andare in quel modo, ma non lo vedo come un fallimento.
Fatto un errore, bisogna valutarlo, studiarne le cause e capire perché la gara e andata così.
I telegiornali a volte abusano della parola fallimento e così capita che si sentono frasi come “quell’atleta ha fallito” piuttosto che “ha deluso le aspettative”; può essere vero che le cose non sono andate come ci si aspettava, ma dobbiamo sempre ricordarci che per arrivare lì c’è dietro un lavoro che forse nemmeno si può immaginare, e quindi dire a un atleta hai fallito è la peggior cosa che si possa dire.
Cosa diversa è parlare di errori. L’errore è insegnamento.
Tutti fanno errori, anche i migliori, bisogna solo essere capaci di imparare da questi; se l’errore si ripete ed è una costante bisogna studiarlo e capire da dove arriva, se capita una volta in una gara bisogna abbassare la testa nella gara successiva e non farlo più.
Nella discesa di Garmisch, hai subito un infortunio importante: tibia, perone, crociato e menisco. Come lo stai vivendo?
Beh, non è la prima volta che subisco un infortunio, per cui quando sono caduta già sapevo cosa mi sarebbe aspettato, anche se è un infortunio diverso e sicuramente più grave rispetto ai due precedenti. Lo sto vivendo bene.
Secondo me l’infortunio è semplicemente una strada diversa, è come un errore.
Io sto studiando il mio errore, lo sto lavorando e il mio corpo lo sta aggiustando questo errore e io con lui.
L’infortunio da una parte è una cosa brutta, dall’altra è una cosa molto positiva, perché ti porta a una maggiore consapevolezza di te, del tuo corpo, delle tue capacità e soprattutto della tua testa ovvero ti aiuta a comprendere a fondo quello che hai e quello che vuoi.
L’infortunio bisogna viverlo come un gradino più alto rispetto agli altri che devi affrontare nella tua carriera agonistica. Il vantaggio è che è un gradino che non tutti fanno, e quindi ti porterai come esperienza più avanti.
#SUCCESSO
Il successo è semplicemente emozioni.
Nel momento in cui fai una bella gara, vinci o fai il miglior risultato della tua vita, che può essere anche un 20esimo posto, per te quel giorno hai avuto successo, magari non agli occhi degli altri, ma ai tuoi occhi e questa è la cosa più soddisfacente che c’è, perché tu solo sai quello che hai fatto per arrivare li, e quindi tu solo sai quanto vale quel risultato, che sia un primo o un ventesimo posto.
Il successo deve essere tuo e basta.
In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport?
Conta 10.
Fino a un certo punto ci sono anche altri fattori che fanno testo, ma arrivati a un certo livello si è tutti uguali, ed è la testa a fare la differenza. Contano la fiducia che si ha in se stessi e la fiducia che si ha nel gesto tecnico.
Quali sono secondo te le tre caratteristiche mentali fondamentali per un atleta?
La sicurezza in se stessi e, una cosa che si dimentica spesso perché sì e troppo dentro l’ambiente competitivo, ovvero il divertimento: se tu ti diverti allora hai fiducia in te stesso; se hai fiducia in te stesso e ti diverti allora vai forte.
Questi due sono i fondamentali. La terza è secondo me l’apertura al cambiamento, se vuoi essere vincente devi anche essere pronto a metterti in discussione, capire il tuo errore e cambiare qualcosa in te stesso.
Se credi di non sbagliare niente e di essere perfetto, allora non cambierai mai e non migliorerai mai: persino Lindsey Vonn quando vinceva tutte le gare di discesa, guardava il suo video, per cui se lo faceva lei non c’è ragione per cui non dovremmo farlo noi.
Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?
Il lavoro maggiore che ho fatto io in questi anni è stato quello di trovare all’interno dei compagni di squadra, dei veri amici con i quali costruire un confronto profondo, che mi ha aiutata a stare su nei momenti difficili.
Accanto a questo ho lavorato anche più intimamente su altri aspetti.
Se si, quali benefici hai ottenuto?
Consapevolezza e calma, anche quando ho dei momenti no riesco a dirmi “fermati un secondo” e a vivere la situazione in modo più consapevole e tranquillo.
Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?
Divertirsi, tutta la vita divertirsi, perché è un gioco e deve essere un gioco. Lo sci è uno sport estremo: c’è il fattore adrenalina, c’è il fattore agitazione, ma il fattore divertimento deve sempre essere maggiore di tutti.
In questo Paris è la dimostrazione, in tutte le interviste alla domanda “come e andata?” lui risponde sempre “mi sono divertito”; quando ti diverti va tutto bene, anche se sei arrivato 20esimo, ma ti sei divertito sarà una bella esperienza che porterai sempre con te.
Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini
Se vuoi conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.
Psicologa del Benessere e dello Sport, Counselor e Mental Coach
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