In questi giorni di diffusione del Coronavirus nella mia regione, la Lombardia, e più in generale nel nostro bel paese, il peggio delle persone sta venendo a galla.
Abbiamo assistito prima alla fase di allarmismo, con i supermercati presi d’assalto e poi all’ondata di minimizzazione del fenomeno, con la messa alla gogna della comunicazione mediatica accusata di terrorismo, alla quale abbiamo reagito con il motto #milanononsiferma.
Due eccessi che non hanno tenuto conto della situazione oggettiva, che è quella di un’emergenza sanitaria, che certo non ha bisogno di panico, ma che necessita di comportamenti fermi da parte di tutti i cittadini.
Comportamenti che non sono stati adottati, quando ci si è appellati al senso civico e alla responsabilità di ciascuno.
Chiaro che alla base dei comportamenti delle persone, ci sono fenomeni psicologici, come quelli legati alla percezione del rischio, che difficilmente corrisponde al rischio reale, o come la profezia che si autoavvera, di cui vi parlo oltre, ma chiaro anche che c’è qualcosa di più profondo che non gira nella giusta direzione e credo che i social network abbiano portato alla ribalta altri fenomeni altrettanto pericolosi, di cui stiamo avendo ancor più riscontro in questi giorni di emergenza.
Mi riferisco ai tuttologi del web e alla perdita d’importanza delle informazioni date dai comitati scientifici e da chi ha passato anni nelle Università e che oggi vede minimizzato il proprio lavoro dal primo cretino che passa e dice “è poco più di un influenza” e tutti dietro come pecoroni a sostegno della tesi che fa meno paura … e così gli scienziati devono continuare a dire, ridire e ribadire affinché il messaggio sia compreso. E io qui però mi arrendo.
Ma cosa non è chiaro? Pensate che ci prendono in giro e che sia una congettura per attaccare l’economia del nord Italia? Per questo vi muovete in lungo e in largo, come se aveste vinto l’immunità, mettendo in pericolo la vostra vita e quella dei vostri cari? Quando toccherà a voi o a qualcuno che amate, allora la vostra percezione del rischio si modificherà? Si, lo farà.
Perché a quelli che parlano solo della percentuale delle morti, forse non è chiaro il collasso del sistema sanitario e la mancanza di posti in terapia intensiva; il che vuol dire che se tu sei sano e giovane, ma il virus ti colpisce forte rischi di essere in quel 15% che sopravviverebbe grazie alla terapia intensiva, ma se non c’è posto, muori pure tu. Chiaro?
E ricordati che chi ha più di settant’anni è comunque una persona, un nonno, un padre, a cui tu, con il tuo comportamento irresponsabile stai mettendo a rischio la vita.
I miei giorni in casa ….
Questi giorni io li sto passando perlopiù in casa, con qualche breve passeggiata, poche sedute e progetti fermi e osservo il fenomeno attraverso i media e i social media.
Oggi Facebook ci permette di fare delle indagini sociali “real time”, che non avranno alcuna validità scientifica, ma danno un’idea molto chiara del pensiero comune; e così quelli che scappano dal Coronavirus sui treni verso il sud del Paese non sono irresponsabili e di dubbio senso civico, no, sono terroni e questo li definisce già di per sé. E scusate allora tutti quelli che sono “scappati” dalla zona rossa del Lodigiano? Come ad esempio il cittadino che è andato in Trentino a sciare? Quelli cosa sono? Non sono terroni giusto? Eppure sebbene provi a far notare alle persone in questione questo esempi, loro continuano imperterriti con la storia dei terroni. Come si chiama questo meccanismo in psicologia? Profezia che si autoavvera, ovvero la tendenza a ricercare nel mondo verificazione e non falsificazione alle nostre ipotesi, alla faccia del povero Karl Popper.
E così in questi giorni osservo queste fazioni che si creano e al centro della discussione non vi è più il problema reale, che è quello di cittadini italiani irresponsabili che mettono a rischio il benessere della collettività, bensì nord contro sud, sud contro nord, Piemonte contro Lombardia e via di questo passo.
Eh si perché non pensate che il problema siano solo i terroni, sia chiaro!
Questo week end le piste da sci sono state prese d’assalto, complice la neve caduta e il bel sole (ignorando che c’è un’epidemia in corso, ma questo ”piccolo particolare” lasciamolo alla considerazione dei meno … ) e guardate che bel post che ho trovato scorrendo la bacheca: “Cari amici milanesi, già mi stavate sulle balle quando attraverso le vostre spocchiose tute vi credevate per osmosi Alberto Tomba e superando le code delle seggiovie parlavate del vostro grande Suv (….) Qui si cerca di contenere il proliferare di un virus cercando di non andarsene troppo in giro, quindi potreste per le prossime settimane dedicarvi ai vostri ristoranti alternativi milanesi e non andare a sciare? Almeno verso ovest ? Vi spiego alla sinistra della vostra cartina (…).
Vi rendete conto di quanti stereotipi e pregiudizi in questo post? E che cosa hanno a che fare il suv o il ristornate alternativo con la mancanza totale di responsabilità di queste persone?
Sono irresponsabili perché sono lombardi? I piemontesi invece tutta gente dalla responsabilità ferrea? Cioè, volete farmi credere che i Piemontesi si sarebbero comportati diversamente? Tutti diligentemente a casa?
E mi verrebbe da dire, che il problema non è lui, può anche capitare che qualcuno non brilli per intelligenza, ma tutti quelli che sotto al post gli danno ragione … e credetemi che sono molti!
Ora, mi pare chiaro (e spero non solo a me!), che il problema non ha nulla a che vedere con il luogo di nascita scritto sulla carta d’identità, ma con un mancato senso di responsabilità individuale che si tramuta in un mancato senso di responsabilità collettivo.
E siamo di fronte al problema, quello vero e più tragico, che si affianca all’altrettanto tragico problema sanitario in corso.
Perché siamo un popolo incapace di assumersi la responsabilità?
Questa è la vera domanda a cui dobbiamo trovare una risposta, se vogliamo crescere figli diversi da quello che oggi molti cittadini italiani stanno dimostrando di essere.
L’ordine Nazionale degli psicologi ha diffuso un vademecum per aiutare i cittadini in questo momento di confusione che può causare comportamenti irrazionali.
Vi invito a scaricarlo qui.
Psicologa del Benessere e dello Sport, Counselor e Mental Coach
Collabora con www.psicosport.it – www.medinmove.it – www.multicarebormio.it
Penso che siamo un popolo triste, abituato agli abusi da secoli. Come, a livello privato, chi subisce abusi frequentemente diverrà abusate, così a livello nazionale.
Popolo triste che nega con sciagurata allegria ogni problema.
In più, la faccenda cui allude l’articolo, dei “terroni è da anni sponsorizzata a livello di ministri e vicepresidenti del Consiglio e, è, e,
Io sono 66 anni e guardo con grato stupore ai miei ricordi dei primi 45 anni di vita.
Poi… Un disastro. Né rispetto, né solidarietà, impossibile fidarsi.. Di questo, tanto, mi rattrista. Sto in casa diligente e prudente per i miei affetti cari. Grazie del suo intervento dottoressa.