SAND BASKET: LO SPORT CHE VA OLTRE I NOSTRI LIMITI MENTALI

SAND BASKET: LO SPORT CHE VA OLTRE I NOSTRI LIMITI MENTALI

Lo sport che ci piace. Il Sand Basket, definito anche il basket sul sabbia, nasce nel 2012 e viene riconosciuto dall’Aics a partire dal 2018 come nuova disciplina sportiva nazionale. Ideato dal Dott. Gianpaolo Porfidia, presidente della Polisportiva Supernova di Fiumicino, lo staff del Sand Basket non ha lasciato nulla al caso lavorando per lungo tempo e con massima attenzione a ogni dettaglio.

Sin dal 2013 sono infatti stati svolti numerosi test per rendere perfetto quello che è diventato ufficialmente un nuovo sport nazionale e che dal 2019 è diventato il grande protagonista delle estati italiane con la nascita del campionato Sand Basket.

Tutto è nato un po’ per gioco, ma con un sogno nel cuore che sembrava quasi impossibile all’inizio. Immaginare tanti appassionati della pallacanestro giocare sulla sabbia, a pochi metri dal mare, poteva infatti essere considerato un’utopia, ma con impegno e passione il sogno è diventato realtà” – il racconto di Gianpaolo Porfidia.

Facciamo due chiacchiere con Gianpaolo per saperne di più, dal 2012 quali sono stati i traguardi raggiunti?

“Sono stati numerosi, nonostante l’ultimo anno a metà a causa della diffusione del Covid. Innanzitutto sono state organizzate le tappe regionali, ma anche svariati eventi collaterali e due Finali Nazionali, a Gallipoli in occasione del primo campionato e Pinarella di Cervia in occasione del secondo, durante le quali sono stati assegnati gli Scudetti categoria senior e under. Ma il successo non è solo italiano, infatti il marchio è stato già esportato in Danimarca e ce lo stanno richiedendo in diversi paesi. Antonio d’Albero, allenatore internazionale e nostro testimonial, si occupa specificatamente della diffusione all’estero di questa disciplina. Oltre al coach, fanno parte della squadra Sand anche altri esponenti di prestigio della pallacanestro italiana: il prof Maurizio Mondoni è il responsabile del Mini Sand, mentre Valentina Fabbri è il testimonial per il settore femminile. In occasione delle singole tappe, invece, abbiamo avuto come testimonial Cittadini, i fratelli Laganà, Gebbia, Agosta e Di Viccaro, solo per nominarne alcuni”.

Gianpaolo Porfidia, allenatore di Basket ed ex giocatore, ci ha raccontato come l’idea del Sand Basket sia nata per dare un’alternativa ai suoi ragazzi durante il periodo estivo. A Fiumicino, dove Gianpaolo vive, i campetti sono del tutto assenti, ma le spiagge abbondano e così ecco che è nata inizialmente l’idea di un centro estivo in spiaggia, che vedeva e vede ancora oggi i suoi ragazzi impegnati in attività quali il beach volley e il beach tennis. Ma allora perché non portare anche il basket sulla sabbia?

Il primo anno grazie ad uno sponsor viene allestito in spiaggia un campo di legno con i canestri sulla sabbia, da lì inizia lo studio per portare il basket totalmente sulla sabbia. In primis è stato studiato il campo da basket che diventa più piccolo di uno normale e con i canestri ad un’altezza di 2m95, quindi 10 cm in meno di quelli normali, perché saltando sulla sabbia a piedi scalzi si ha meno slancio”.

Facile immaginare quale sia il limite maggiore del basket sulla spiaggia?

il palleggio ovviamente! Per superare questo “limite” oggettivo si è provveduto ad un attento studio, in una fase iniziale infatti il palleggio è stato tolto e si giocava solo di passaggi. Tuttavia, cosi facendo il gioco risultava molto statico e attacco e difesa non erano ben amalgamate”.

Ecco, quindi, che entra in gioco un’importante competenza mentale che aiuta Gianpaolo e il responsabile tecnico Raffaele Porfidia a trovare una soluzione alternativa, stiamo parlando del pensiero laterale, competenza che sarà molto utile anche ai giocatori che passeranno dal parquet alla sabbia!

Vediamo di cosa si tratta.

Il pensiero laterale è di natura intuitiva e si pone quindi come una vera e propria alternativa al “pensiero verticale”, ovvero quella tipologia di pensiero logica e consequenziale condizionata, che a volte ci rende “ingabbiati” e limitati nel nostro modo di vedere, interpretare e di conseguenza interagire con la realtà che ci circonda.

Il pensiero laterale assume la funzione di potenziale “scardinatore” delle convinzioni e logiche ormai date per scontate, che possono rendere difficile per le persone trovare una soluzione o anche solo un cambio di prospettiva del problema stesso.

In parole povere, applicare i principi del pensiero laterale significa uscire dal sentiero battuto della logica sequenziale per esplorare strade nuove che la maggioranza delle persone spesso ignora.

Nasce così al posto del palleggio, il trascinamento.

Vi sembra innaturale trascinare la palla invece di farla saltellare? Soprattutto per i giocatori di basket che, si sa, proprio bassi non sono?

Gianpaolo ci racconta come: “La sabbia toglie molti dei blocchi mentali che abbiamo: sul parquet hai paura di lanciarti a terra, sulla sabbia no; sulla sabbia ti viene naturale abbassarti per trascinare la palla, cosa che in palestra non faresti. Provare per credere! Si tratta di superare determinate abitudini mentali ed è per questo che per un giocatore di basket praticare il Sand Basket diventa oltre che un allenamento fisico anche un ottimo allenamento mentale!”.

Vediamo allora quali sono i benefici di questa disciplina, soprattutto se utilizzata come integrazione rispetto al basket.

Da un punto di vista fisico lo sport su sabbia porta benefici quali un rafforzamento degli arti inferiori, un maggior equilibrio, una riduzione dei traumi ed un miglioramento della coordinazione. Molti però anche i benefici psicologici in quanto cambiano gli schemi mentali, come abbiamo descritto nel paragrafo precedente. Molti anche i benefici relazionali: pensate ad un playmaker a cui viene tolto il palleggio, deve necessariamente aumentare il lavoro di interazione con la squadra perché con il Sand Basket non hai alternativa. Inoltre le società che praticano il Sand lo fanno durante l’estate, periodo che corrisponde alla preparazione estiva e alla costruzione della squadra. Avendo queste logiche, capite bene, come questa disciplina aiuti ad amalgamare la squadra e creare spirito di gruppo, un elemento chiave per disputare un buon campionato!

Se vi siete incuriositi seguite il Sand Basket sui canali ufficiali:

Facebook: Sand Basket Italia

Instagram: @sand_basket_italia

Youtube: Sand Basket

Sito: sandbasket.com

Io continuerò a seguirli con molta curiosità!

Storie di Sport: a tu per tu con Saverio Monti

Storie di Sport: a tu per tu con Saverio Monti

Ciao Saverio,
ci racconti chi sei e che sport pratichi?

Ciao sono Saverio Monti, quasi 35enne Valtellinese.
 Ho avuto un passato sportivo legato al mondo della bici, fino ai 19 anni ho corso in maniera intensa in Italia e Europa ottenendo buoni risultati attirando anche l’attenzione del gruppo Mapei i quali mi avevano selezionato per fare delle esperienze in alcune gare a livello internazionale. Nel 2003 però decido di mollare tutto. Non era la mia vita e le troppe pressioni ricevute e la mia incapacità nel gestirle fan si che abbia un gran rigetto del mondo sportivo, dell’agonismo e della voglia di primeggiare a tutti i costi .

Mi dedico ad altre passioni/studi e lo sport agonistico esce dalla mia vita in maniera totale per quasi 6 anni.

Durante l’estate del 2009 mio cognato, skyrunner/corridore di montagna mi lancia la sfida di correre ad ottobre il Trofeo Vanoni in meno di 40 minuti. Il “Vanoni” come lo chiamiamo noi Morbegnesi è una gara internazionale di corsa in montagna di poco più di 7 km con 400D+ che ogni anno da sessant’anni si tiene a Morbegno ad ottobre.

I grandi campioni per percorrere il percorso di gara ci mettono meno di 30’ i buoni atleti sotto i 35’ mentre la soglia entro la quale si viene considerati o meno dei “tapascioni” è il muro dei 40’ ! Era fine agosto e per tutto il mese di settembre ogni giorno sono andato a fare il giro del Vanoni con qualsiasi condizione meteo, una volta anche al buio per essere sicuro di conoscere ogni centimetro di quel percorso. Il giorno della gara ho chiuso con un 38’36”. Questa esperienza di correre libero, a stretto contatto con la natura riaccende in me la voglia di sfida. Nel 2010 mi ritrovo a correre tutte le principali skyrace della provincia di Sondrio/Lecco terminando la mia prima stagione agonistica (2010) partecipando al mitico trofeo Scaccabarozzi, Skymarathon di 42km sulle Grigne chiudendo con un buon tempo. E’ stato amore a prima vista per le lunghe distanze e nel 2011 concludo la stagione portando a termine la CCC gara di 102 Km con partenza da Courmayeur ed arrivo a Chamonix. Da lì in poi è stata una continua esplorazione di distanze, itinerari e percorsi interiori.

Che significato ha per te il #talento?

Per molti il talento è una cosa innata. Per me il talento è la costanza, è sacrificio unito al buon senso che ti permette di coltivare le tue passioni in maniera sana e bilanciata cercando di ottenere gli obiettivi che ti prefissi. Le persone più talentuose in ogni ambito della vita, dalla pittura, allo sport, alla musica, alla fotografia, al cinema, sono in fondo persone che hanno coltivato per anni la propria passione trovando una propria strada per esprimersi nei migliori dei modi. Il talento per me è sapersi coltivare!

Come è nata la tua #passione?

La vera passione è nata da adulto con l’arrampicata.
Quando ho smesso di correre in bici, ho completamente abbandonato il mondo agonistico e grazie ad un amico qualche anno dopo mi sono avvicinato al mondo dell’arrampicata.
Un mondo leggero senza stress, dove sei tu, la roccia e il tuo compagno di cordata.
 Ho capito quanto sia speciale trovare il piacere di stare in mezzo alla natura e condividere grandi esperienze con gli amici senza per forza dover determinare tutto tramite una classifica. Da queste esperienze è nata la passione per le intense emozioni/sensazioni ed attualmente utilizzo lo sport per assecondarle.

Lo sport a livello giovanile è un affare “molto ostico”. Spesso i genitori spingono i loro figli alla pratica sportiva per donargli una base di benessere fisica, idea che condivido, ma che poi inevitabilmente va a scontrarsi con l’agonismo che se non ben gestito può portare a non semplici ripercussioni anche al di fuori del mondo sportivo.
Ora mi strafaccio di esperienze architettando giri ed esplorando sentieri nuovi o andati in disuso. L’anno scorso mi sono dedicato al giro montano del Lago di Como, percorso effettuato in 54 ore lungo circa 240km con 13.000 di dislivello positivo. Quest’anno nel mese di Agosto ho intenzione di partire da Colico e arrivare a Livigno, sto valutando anche la possibilità di farlo partendo dal Passo Spluga per compiere il giro completo della Valtellina. Questi itinerari fatti in completa autosufficienza sono la mia vera grande passione, in futuro mi piacerebbe farlo in altre parti del mondo esplorando sempre di più nuovi territori.

Il tuo sport comporta dei #sacrifici?

Più che di sacrifici parlerei di scelte.
 Sicuramente assecondare le proprie passioni ci mette di fronte a delle scelte, scelte che inevitabilmente vanno a ripercuotersi sulla propria vita quotidiana.
Saper scegliere è la base per poter vivere al meglio la propria passione con consapevolezza.
 Ogni mattina scelgo di dedicare una parte del mio tempo libero per allenarmi
 con la consapevolezza che il tempo dedicato a questa passione lo potevo utilizzare per altro. In fondo è essere onesti con se stessi e con chi ti sta vicino.

Il #fallimento esiste?

Il fallimento è un concetto che nella nostra società viene poco accettato, o meglio c’è una concezione sbagliata di fondo dal mio punto di vista. 
Il fallimento per me è necessario, una tappa obbligata nella nostra vita. Sinceramente più che di fallimento parlerei di esperienza.

Non esiste miglioramento senza fallimento e bisogna imparare ad insegnare ai più giovani che “saper cadere” è alla base del progresso. Le migliori cose le ho imparate quando ho “fallito” e nel fallire ho scoperto energie inaspettate.

Cosa rappresenta per te il #successo?

Il successo è l’emblema della società moderna.
 Bisogna aver successo in ogni ambito della propria vita per rispecchiare i canoni imposti dalla globalizzazione della nostra civiltà.

Il successo per me è sapersi conoscere ed arrivare a stare bene con il proprio io e di riflesso
 con chi si ha vicino. Il traguardo più importante per me è imparare ad essere se stessi, trovando una propria via per esprimersi senza per forza cadere nella omologazione.

Pensi che la “testa” nel tuo sport sia importante?

Non credo esista uno sport che senza “testa” porti a grandi risultati, anzi per me qualsiasi attività si pratichi la prima cosa da allenare è la testa, poi il fisico.

Quali sono le tre caratteristiche mentali indispensabili nel tuo sport?

Sicuramente la base è non aver paura di conoscersi. Stare molte ore da soli
 con se stessi porta a livelli di riflessione che abitualmente non affrontiamo; siamo sempre indaffarati a far cose e non troviamo mai il tempo per fermarci
a riflettere.

Questo sport nei momenti di difficoltà ti mette a nudo di fronte alle tue insicurezze ed è in questi momenti che devi esser pronto a mantenere la calma e a superare gli ostacoli che ti sembrano insormontabili senza aver paura di fallire, ponendoti dei piccoli obiettivi da raggiungere passo dopo passo. Se non hai una profonda conoscenza di te stesso potresti trovarti di fronte a delle dimensioni interiori con le quali non sei pronto a confrontarti e di conseguenza la tua performance ne risente.

Il trail running è una specie di sintesi delle difficoltà che a più livelli incontriamo nella nostra vita quotidiana. Se la stessa energia che troviamo per affrontare una salita di 1000 metri di dislivello sotto il sole al 100esimo Km quando è da 11 ore che stiamo correndo senza sosta, la trasportiamo nei veri momenti di difficoltà della vita sicuramente saremo pronti per affrontare qualsiasi problema con la giusta calma e determinazione.

Il mio mantra è : un problema alla volta, un passo alla volta e sei sempre più vicino all’obiettivo!

Sei mai stato affiancato da un mental coach? Se si, in cosa ti ha aiutato?

No purtroppo non mi è mai capitato, mi piacerebbe provare ad approfondire anche questo aspetto.

Cosa consiglieresti a coloro che vogliono incominciare a praticare il tuo sport?

Di partire da soli, di iniziare ad andare per sentieri, di non guardare
 orologi, kilometri, dislivelli, ma di trovare il piacere di vivere intensamente quello che si sta provando in quel momento. Le classifiche, le gare, gli allenamenti poi saranno solo uno strumento sul quale crescere ma non l’elemento fondamentale che ti spinge ad alzarti alla mattina presto per andare a correre o uscire la notte per un training notturno.

A tu per tu con Alberto Mereghetti

A tu per tu con Alberto Mereghetti

Foto copertina Andrea Cherchi

Ciao Alberto,
ci racconti chi sei e che sport pratichi?

Mi chiamo Alberto Mereghetti e sono triatleta e ultrarunner.

Ho partecipato a diverse gare del circuito ironman, maratone e ultratrail.

Mi sono trovato ad affrontare condizioni di estremo caldo, estremo freddo ed estrema umidità.

Ultimamente mi sono un pò allontanato dal mondo agonistico per dedicarmi a progetti autogestiti.

Nel più recente ho corso per 5 volte il perimetro della città di Milano per un totale di 100km.

L’ho fatto per sensibilizzare i cittadini sul tema inquinamento.
Sono anche uno speaker motivazionale in eventi o fiere ed istruttore di ginnastica posturale.

Per raggiungere importanti traguardi oltre ad allenamento e tecnica, sono fondamentali altre caratteristiche.

Vediamone alcune secondo Alberto Mereghetti.

#TALENTO

Il talento esiste ed è qualcosa di innato che ci può facilitare in alcuni ambiti, ma senza esercizio e motivazione serve a ben poco.

#PASSIONE

Ho iniziato con il nuoto per necessità, poi l’agonismo ha preso il sopravvento, forse troppo.

Questo mi ha portato all’overtraining che mi ha tenuto lontano dallo sport troppo tempo.

La passione mi ha permesso di ricominciare.

#SACRIFICIO

Se quello che fai ti piace, non esiste sacrificio.

Tutto quello che fai, si trasforma automaticamente in piacere.

Non potrei mai correre per 100 km se dovesse essere un sacrificio.

#FALLIMENTO

Ho “fallito” molte volte.
 Poi ho capito che se alla fine di qualsiasi cosa facciamo in qualsiasi ambito siamo certi che non potevamo fare di meglio, allora non abbiamo fallito.

Il vero fallimento è non provarci.

#SUCCESSO

Il successo è personale.

Per un campione è vincere le Olimpiadi, per un principiante è arrivare alla fine di una maratona.

Il successo per me è capire dove sbaglio per non commettere più lo stesso errore.

Non possiamo aspettarci risultati diversi facendo sempre le stesse cose.

Il successo è la capacità di adattarsi e trovare una soluzione.

Alberto Mereghetti

Pensi che la “testa” nel tuo sport sia importante?

La testa nel mio sport come nella vita, conta il 90% 
Noi siamo il nostro cervello, il corpo è solamente l’automobile che stiamo guidando.

Quali sono, secondo te, le caratteristiche mentali indispensabili nel tuo sport?

L’atteggiamento positivo, la motivazione e soprattutto i nostri pensieri possono portarci a livelli inimmaginabili.

Se mi guardo indietro ogni volta che ho desiderato qualcosa, l’ho sempre ottenuta.
I pensieri diventano cose.

Hai mai allenato la tua mente? Se si, quali benefici hai ottenuto?

Mi è capitato correndo di avere un improvviso calo di prestazioni, simile ad un calo di zuccheri, la sensazione era che sarei svenuto a breve.

Mi è bastato ricordare al mio cervello che poche ore prima avevo pranzato, ingerendo una quantità di calorie che mi avrebbe permesso di correre per moltissimi km.

Magicamente il malessere è passato ed ho proseguito la mia corsa senza problemi.

Cosa consiglieresti a coloro che vogliono incominciare a praticare il tuo sport?

Imitatemi.
 Se si imitano le cattive abitudini come fumo o alcol, perché non dovrebbe funzionare anche il contrario?

Il mio obiettivo è di usare la parola “influencer” come se fosse un super potere, qualcosa che convinca le persone a tirare fuori il meglio.

Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


Se anche tu come Alberto vuoi utilizzare la mente come acceleratore delle tue potenzialità e conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.

A tu per tu con Riccardo Oliva

A tu per tu con Riccardo Oliva

Riccardo aderisce al programma MedinRun qualche mese fa e da subito a colpirmi sono la sua determinazione e la sua capacità di affrontare le sfide; sfide che per lui hanno un livello di difficoltà maggiore perché Riccardo è ipovedente.

Un limite? Non per lui, che ha due obiettivi ben chiari nel medio termine: la sua prima maratona e la Resegup, che per chi non la conoscesse è una corsa in montagna che dal centro della città di Lecco porta in cima al Resegone e ritorno.

Incontro Riccardo subito dopo il raggiungimento dei suoi obiettivi!

Riccardo Oliva durante le Resegup

Ciao Riccardo,
ci racconti come è iniziata la tua passione per la corsa?

Allora…ho 32 anni e ho cominciato a correre con una certa costanza circa tre anni fa.

Prima mi ero dedicato ad altre attività: il trekking, l’arrampicata e, soprattutto, il ciclismo (sempre a livello amatoriale); la corsa era un ripiego invernale su cui vertevo malvolentieri, quasi un’imposizione cui mi sottoponevo saltuariamente giusto per non trascorrere mesi di inattività.

Poi sono cambiati i ritmi di vita, la nascita di mia figlia ha limitato sensibilmente la disponibilità di giornate intere da dedicare ai lunghi giri in bici, e la corsa ne ha preso man mano il posto come attività prevalente.

Così, abituando le gambe e la testa, ho cominciato ad avere la corsa nelle corde, a coglierne gli aspetti positivi e ad apprezzarla fino a non poterne fare più a meno.

Il resto lo hanno fatto (e lo fanno) il senso di sfida con me stesso e la tensione continua a superare i miei limiti…così, ponendomi sempre obiettivi pretenziosi, ho fatto della corsa un mezzo per continuare a mettermi alla prova, una valvola di sfogo di tensioni e preoccupazioni, una fonte di benessere fisico e psicologico.

Ci racconti come hai conosciuto il programma MedinRun e cosa ti ha portato alla decisione di seguirlo?

Alcuni mesi fa mi sono messo in testa di provare a raggiungere due traguardi impegnativi: la mia prima maratona e la Resegup.

La ricerca di qualcuno che potesse seguirmi nella preparazione mi ha portato a conoscere Andrea Ruggiero, che è diventato il mio allenatore e a cui devo una parte importante del raggiungimento dei miei obiettivi.

Ed è stato proprio lui a farmi conoscere il programma Medinrun, presentandomi allo staff di Medinmove.

Appena mi è stato proposto il progetto ho deciso di seguirlo, perché mi sembrava costituire una parte importante del running, complementare agli allenamenti di corsa: la prevenzione degli infortuni attraverso il potenziamento di specifici gruppi muscolari ed il miglioramento della propriocezione, dell’equilibrio e della stabilità.

“In palestra con Riccardo, oltre che al solito rinforzo muscolare importante per la preparazione fisica del runner, abbiamo lavorato molto sul discorso propriocezione” ci spiega Sebastiano Morassi, uno dei titolari di MedinMove, “Per Riccardo infatti, è stato fondamentale velocizzare tutti gli schemi dell’equilibrio e della reattività, soprattutto in relazione alla discesa che avrebbe dovuto affrontare durante la Resegup, che avrebbe potuto creare qualche problema”.

Il risultato è stato che avevo molta padronanza del mio corpo durante l’attività e questo mi ha permesso di poter alzare l’asticella della mia preparazione fisica.

Poi, sempre all’interno di Medinrun, ho conosciuto il programma di mindfulness, cui la mia personalità razionale e materialista si è approcciata con un certo scetticismo…beh, devo dire che si sbagliava!

In alcuni mesi di allenamento mentale ho imparato ad affrontare gli allenamenti con una maggiore consapevolezza del mio corpo e di quello che faccio, ho lavorato sui miei limiti, sulla gestione delle energie, sull’attenzione, sull’autostima, sviluppando stimoli e riflessioni che vanno oltre la corsa e riguardano svariati aspetti della vita.

Riccardo Oliva mentre si allena presso Medinmove

Il programma prevede sia un affiancamento nell’allenamento fisico che un allenamento mentale. Per te hanno lo stesso peso nel raggiungimento degli obiettivi?

Ho sempre pensato che l’attività sportiva abbia delle enormi implicazioni psicologiche, cui da tempo attribuisco un’elevata importanza.

Ho la sensazione che con Medinrun io stia imparando ad intersecare l’aspetto fisico e quello mentale in modo costruttivo, a farli procede insieme in maniera armonica, e credo che questa simbiosi abbia un peso non indifferente nel raggiungimento dei miei obiettivi.

Detto in altre parole, arrivare in fondo ad una corsa impegnativa significa tante cose: gestire le energie, ascoltare il proprio corpo, superare le crisi…tutti aspetti da affrontare tanto con il fisico quanto con la mente.

Consiglieresti il programma Medinrun? Se si, perché?

Assolutamente si, mi sento di consigliare Medinrun per tutti i motivi già citati, cui vorrei aggiungerne uno non meno importante: la possibilità di confrontarsi con persone competenti e disponibili, tanto nella regolarità della preparazione quanto nell’eventualità di necessità specifiche.

Personalmente, ritengo particolarmente rassicurante la consapevolezza di poter contare su qualcuno di cui mi fido nella programmazione del percorso in vista di un obiettivo fuori portata, o in caso di acciacchi, flessioni di rendimento, blocchi psicologici legati al running etc.

E tutto questo, nel programma Medinrun, c’è!

Le tue prossime sfide?

Portata a termine la maratona con soddisfazione e conclusa la Resegup sano e salvo, oltre che contento, ora tornerò a correre prevalentemente in pianura, sia su asfalto che su pista. Nei prossimi mesi mi attendono i campionati paralimpici, poi in autunno proverò ad aumentare velocità nelle lunghe distanze.

E allora avanti, con affondi, squat ed esercizi di equilibrio!

Come sempre, con il coltello tra i denti!

 

Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


MedinRun”: un team di professionisti altamente specializzati nella preparazione sia fisica che mentale del runner, per aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi, riducendo al minimo il rischio di infortuni e di overtraining.

Sei un runner e vuoi migliorare la tua performance o raggiungere nuovi obiettivi?

Chiedi maggiori informazioni sul programma MedinRun contattando i professionisti di Medinmove Saremo felici di fornirti tutte le informazioni sul programma e accompagnarti verso nuove sfide!

A tu per tu con Viola Gargiulo

A tu per tu con Viola Gargiulo

Ciao Viola,
ci racconti chi sei e che sport pratichi?

Ciao sono Viola, ho diciassette anni e sono una ragazza semplice, come sono gli animali che più amo, i cavalli.

Pratico l’equitazione nella disciplina del salto ostacoli e monto presso il centro ippico “La Rusticana” a Paderno d’Adda, il mio istruttore è Daniele Bozzo Rolando.

Per raggiungere importanti traguardi oltre ad allenamento e tecnica, sono fondamentali altre caratteristiche.

Vediamone alcune secondo Viola Gargiulo.

#TALENTO

Il talento io lo considero un dono, chi ne è dotato ha un grande vantaggio perché ha una predisposizione naturale e tutto gli viene più facile.

#PASSIONE

La passione la reputo importantissima perché è proprio grazie alla passione che si affronta il sacrificio che comporta praticare uno sport a livello agonistico.

Tutto il tempo libero è infatti dedicato allo sport e senza passione è difficile accettarlo.

#SACRIFICIO

Il sacrificio è, come dicevo prima, dedicare tutto il tempo libero alla propria passione e al proprio sport.

Ad esempio mi sono preclusi gli svaghi che i ragazzi della mia età possono permettersi non avendo questo impegno; il binomio con i miei cavalli è frutto di duro allenamento e tante ore in sella.

Oltre a questo è importante non trascurare gli impegni scolastici: frequento la terza, liceo linguistico, presso l’istituto Parini di Barzanò e questa è la mia priorità.

#FALLIMENTO

Non credo esista il fallimento nello sport.

La non riuscita deve essere da stimolo a migliorarsi.

Come disse un grande cavaliere italiano Emanuele Gaudiano e come dice sempre il mio istruttore Daniele “a volte si vince e a volte si impara”.

#SUCCESSO

Il successo per me e credo soprattutto nel mio sport non è solo legato alle vittorie ma è superare le proprie difficoltà e i propri limiti; il successo è sentirsi gara dopo gara sempre più in sintonia con il proprio cavallo.

Viola Gargiulo

4 domande a Viola Gargiulo

Pensi che la “testa” nel tuo sport sia importante?

Nelle nostre competizioni alla base della riuscita c’ è soprattutto la concentrazione, e non solo in gara, come dice spesso Daniele “chi si concentra salta … e salta bene!”

Quali sono, secondo te, le tre caratteristiche mentali indispensabili nel tuo sport?

Nelle gare più importanti come i campionati è importantissimo saper gestire le emozioni. Le nostre gare durano a volte meno di un minuto, e in quel minuto la concentrazione e la “freddezza” sono basilari per la riuscita.

Hai mai allenato la tua testa?

Lo faccio con il mio allenatore Daniele. Ho molta fiducia in lui e so che se Daniele mi propone di affrontare una gara più sfidante è perché ne ho le capacità e questo per me è fonte di sicurezza.

Cosa consiglieresti a coloro che vogliono incominciare a praticare il tuo sport?

A chi vuole incominciare questo sport consiglio di mettere al primo posto la capacità, la professionalità e la serietà dell’istruttore perché credo che nello specifico del mio sport abbia una grandissima valenza.

Nella mia carriera sportiva, prima con i pony ed oggi con i cavalli, ho avuto tanti piccoli e grandi successi e devo dire grazie ai miei cavalli, al mio istruttore e alla mia famiglia che mi ha sempre supportato.

Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


Se anche tu come Ivano vuoi utilizzare la mente come acceleratore delle tue potenzialità e conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.

A tu per tu con Ivano Pasquini

A tu per tu con Ivano Pasquini

Ciao Ivano,
ci racconti chi sei e che sport pratichi?

Ciao mi chiamo Ivano ho 50 anni, nella vita lavorativa ho un azienda che si occupa di arredamento d’interni e come sport pratico rally automobilistico.

Per raggiungere importanti traguardi oltre ad allenamento e tecnica, sono fondamentali altre caratteristiche.

Vediamone alcune.

#TALENTO

Il talento per me è avere capacità innate sopra la media che ti permettono di arrivare in meno tempo rispetto ad altri al livello di competitività più alto.

Parlo di capacità fisiche ma ancor più di capacità mentali. Il talento è quindi un grande aiuto ma se non è accompagnato da passione e massima dedizione al proprio sport da solo non porta molto avanti.

Personalmente mi ritengo meno talentuoso di tanti ma esageratamente dedito e appassionato al mio sport.

Non arrivi dove arrivano i “talenti appassionati” che hanno una marcia in più, ma se ce la metti tutta ti avvicini molto a loro.

#PASSIONE

La passione per questa disciplina è nata nel 1983, prima come giovanissimo spettatore seguendo moltissime gare in tutto il nord Italia, oltre 20 all’anno e poi nel 2003 da pilota.

Una passione forte che non ha mai subito cali, nemmeno quando mi sono infortunato seriamente durante una gara, una passione che è diventata un filo conduttore della mia esistenza, accentuata ultimamente oltre che dal fatto di aver raggiunto dei risultati impensabili per me quando ho iniziato, anche di avere da 4 anni in abitacolo con me mia moglie, come navigatrice.

#SACRIFICIO

Il sacrificio in senso personale, fisico e mentale non credo dovrebbe esistere in uno sportivo davvero appassionato del proprio sport.

Se io mi alleno e lotto per migliorare non deve essere un sacrifico ma divertimento ed entusiasmo, se comincio a pensare che quello che faccio è un sacrificio, quindi mi pesa, forse è ora di smettere o fare altro.

Può esistere il sacrifico in senso economico o affettivo, il primo molto comune tra noi amatori, il secondo invece più a carico dei professionisti che vivono gran parte dell’anno lontano dai propri affetti famigliari

#FALLIMENTO

Il fallimento per me è mancare l’obbiettivo prefissato, la delusione post gara quando non va come doveva andare, per alcuni giorni nel post gara le sensazioni interiori sono negative.

Credo che su questo si possa lavorare a livello mentale per reagire in modo migliore e più rapido.

#SUCCESSO

Il successo è l’esatto contrario, sono arrivato dove volevo, cresce l’autostima, la carica emotiva dei giorni successivi la gara, la consapevolezza di essere arrivati fino li e di avere le capacità di poter fare ancora di più, tutti fattori che ti fanno vivere meglio e con più sicurezza anche la quotidianità e il lavoro.

Una sola vittoria ti ripaga di 10 fallimenti, quindi ne vale la pena.

Ivano Pasquini

Ivano Pasquini e Barbara Melesi – Rally del Sebino 2015, quinti assoluti e terzi di categoria.

Pensi che la “testa” nel tuo sport sia importante?

Nel mio sport la testa è la componente fondamentale, ma credo lo sia in tutti.

Nei rally a livello amatoriale , essendo percorsi relativamente brevi il fisico conta il 30% e la testa conta il 70%.

Salendo di livello, nei campionati professionistici le gare sono molto più lunghe e faticose quindi la percentuale diventa 40/60.

Quali sono, secondo te, le caratteristiche mentali indispensabili nel tuo sport?

Nel rally a livello mentale contano 2 fattori essenziali per la sicurezza: concentrazione e serenità mentale, e’ uno sport pericoloso inutile negarlo, quindi questi 2 fattori prima di mettersi in macchina devono essere al top, non siamo soli in macchina ma abbiamo anche la responsabilità di chi ci è accanto, se manca un elemento di questi meglio saltare una gara.

A livello prestazionale il fattore più importante è la conoscenza del proprio livello di capacità tecnica.

Rispetto ad altri sport qui basta accelerare per andare più forte, non contano fiato e muscoli, ci vuole un attimo, un colpo di gas,facile no?… ma se non si conoscono i propri limiti e la tecnica di guida non è proporzionata al gas che abbiamo dato nella migliore delle ipotesi sbagliamo la curva, perdiamo la traiettoria e lasciamo li qualche secondo, nella peggiore invece vi lascio immaginare.

Ovviamente non bisogna tralasciare la forma fisica, aiuta il cervello a rimanere più lucido quando subentra lo sforzo fisico.

Personalmente mi alleno molto con il kart, è molto più fisico di una vettura da gara perché le sollecitazioni arrivano tutte al corpo e non sono smorzate da sospensioni e ammortizzatori, migliora tantissimo i riflessi perché è più reattivo essendo piccolo e leggero.

Hai mai allenato la tua mente? Se si, quali benefici hai ottenuto?

Ho sfruttato la consulenza di un mental coach soprattutto per migliorare l’approccio al pre-gara.

Mi è stato molto di aiuto per conoscere tecniche mentali delle quali ne avevo solo sentito parlare ma che poi ho potuto approfondire e imparato ad utilizzare.

Essendo abbastanza emotivo l’ansia pre-gara è un fattore che mi mette a disagio(sopportare questo è forse l’unico mio sacrificio) quindi mi è utile praticare nei giorni prima dell’evento delle specifiche tecniche di rilassamento e visualizzazione per arrivare sereno alla competizione.

Concentrarsi poi sulla prestazione tecnica e tralasciando il continuo pensare al risultato allevia molto lo stress.

Il risultato è una conseguenza della prestazione, non è pensando continuamente alla propria aspirata posizione in classifica che mi aiuta ad arrivarci, ma pensare a come affrontare le varie curve di una prova speciale e visualizzarle come se le stessi facendo, più volte, questo è molto di aiuto.

Noi rallysti assomigliamo molto agli sciatori che visualizzano una discesa libera o uno slalom prima di partire, l’approccio è simile.

Il percorso con un mental coach non è facile, richiede molto impegno, ma se si impara a domare e migliorare i propri punti deboli mentali i vantaggi in termini prestazionali saranno evidenti.

Cosa consiglieresti a coloro che vogliono incominciare a praticare il tuo sport?

Potrà sembrare strano ma non è uno sport che consiglierei a tanti, io ci sono cascato preso da una passione irrefrenabile, ma esistono sicuramente sport meno costosi e meno pericolosi del rally che possono regalare tante soddisfazioni.

Forse il rally vince su quasi tutti per l’adrenalina che ti scarica addosso, quello si.

Se dovessi dare dei consigli a chi vuole cominciare il mio sport il primo è non partire da solo, farsi consigliare da chi ha esperienza sia a livello di guida , sia a livello di scelte tecniche vettura, team e gare da affrontare.

Utilissimo è partire con un navigatore esperto che può tenerti tranquillo e darti le giuste dritte prima e durante la gara. Poi tanto tanto allenamento con il kart, aiuta tantissimo in tutti i sensi.

Intervista a cura della Dott.ssa Veronica Chantal Bertarini


Se anche tu come Ivano vuoi utilizzare la mente come acceleratore delle tue potenzialità e conoscere i benefici del mental coaching, contattami e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.