Ciao Pietro, ci racconti un po’ chi sei e a che punto della tua carriera agonistica ti trovi?

Mi chiamo Pietro Zazzi e sono un atleta di Bormio che pratica lo sci alpino. Nella scorsa stagione ho ottenuto buoni risultati che mi hanno permesso di entrare nella Nazionale.

La stagione appena conclusa non era iniziata come speravo, poiché non mi avevano convocato per le prime gare di Coppa Europa. A gennaio invece è arrivata la convocazione per Wengen. Sapevo che lì avrei dovuto per forza dare il massimo, altrimenti non avrei avuto altre convocazioni. Èandata molto bene! Partivo con il pettorale numero 69, sono arrivato 22esimo e lì ho salvato la stagione, perché mi sono guadagnato un posto per le gare successive.

A Kitzbühel e a Chamonix ho fatto bene le prove, in gara purtroppo passavo da intermedi ottimi ad altri nei quali commettevo brutti errori, che hanno compromesso il mio risultato finale.

Subito dopo siamo andati a Sarentino, dove ho ottenuto il 26esimo posto nella combinata; poi siamo partiti per Sella Nevea dove abbiamo svolto le finali di Coppa Europa.

Lì sono andato molto bene qualificandomi 19esimo in discesa, 28esimo in SuperG e 14esimo in combinata, il mio miglior risultato ottenuto.

Quindi siamo andati a Cortina per i Campionati Italiani Assoluti, dove ho conquistato un nono e un decimo posto assoluto, primo atleta fuori squadra nazionale in tutte e due le gare. Mi sono poi giocato la medaglia nella combinata … uscendo a quattro porte dall’arrivo.

Adesso bisogna fare un altro step!

Lo scopo di questa chiacchierata è quello “entrare nella testa” di un atleta, per farlo, iniziamo con qualche parola chiave.

#TALENTO

Non mi piace molto la parola talento. Da piccolino sciavo solo per divertimento, nonostante questo ero bravo, sciavo bene, ma non andavo mai fortissimo. C’erano tanti ragazzi molto più forti di me.

Il talento penso di non averlo mai avuto, ho costruito tutto con tanto lavoro; anche fisicamente sono cresciuto tardi e questo è stato uno svantaggio.

È vero che tanti ce l’hanno, penso ad esempio ad Hirscher, ma, comunque, anche se sei dotato di talento, se non lo lavori non vai da nessuna parte.

Vedo tanti ragazzi che da piccoli vincono tutto e poi spariscono, per cui sì, è vero, il talento può aiutare, ma si costruisce tutto con il lavoro e con i sacrifici.

#PASSIONE

La passione vera è nata quando ho dovuto scegliere tra il calcio e lo sci. Da piccolo, infatti, giocavo anche a calcio, ma Bormio non è il contesto migliore per diventare un calciatore professionista! E così ho scelto lo sci alpino.

Con i miei allenatori Andrea e Daniele Martinelli del Reit Ski Team Bormio, che hanno sempre creduto tanto in me, ho iniziato ad allenarmi bene anche durante l’estate, ho raccolto i primi risultati ed ho iniziato a crederci. Sono entrato nel comitato regionale quando avevo 15/16 anni e da lì un passettino alla volta sono andato avanti.

Oggi la passione per me rappresenta un po’ tutto, perché è quella che mi fa alzare alla mattina felice e che mi fa andare a sciare con il sorriso stampato in faccia. È un lavoro, ma piacevole!  Mi diverto e i risultati positivi aiutano a caricarsi ancora di più!

#SACRIFICIO

Di sacrifici ce ne sono stati tanti, ma non mi sono mai pesati.

Sento altri atleti dire “quando avevo 15/16 anni i miei amici uscivano e io dovevo stare a casa ..” a me non è mai pesato, perché il giorno dopo andavo a sciare!

Certo, ti devi allenare tutti i giorni e ci sono molti particolari da curare. Ad esempio, io viaggio sempre da solo e sono uno dei pochi che si prepara i materiali. Fin da quando ero piccolo, mio papà e mio fratello mi hanno insegnato come fare e mi sono sempre arrangiato, anche perché sono molto preciso.

Sarà strano in un futuro pensare che qualcun’altro provvederà alla preparazione dei miei materiali. Inoltre sarà difficile trovare qualcuno che prepari i materiali proprio come piace a me. Poi ovvio, adesso che il contesto sta cambiando, se avrò lo Skiman ben venga, perché comunque ci vuole tanto tempo; vedo i miei compagni che finiscono la gara, vanno in camera e dormono, io invece devo scendere in ski-room e mettermi al lavoro.

Devo dire che comunque non mi è mai pesato: sono felice di aver imparato qualcos’altro e di avere una buona conoscenza di quello che ho sotto ai piedi.

#FALLIMENTO

Il fallimento esiste, però, se si è bravi a superarlo, è una spinta per migliorare. Due anni fa, ai Campionati Italiani Assoluti a Santa Caterina, sono caduto in SuperG a poche porte dall’arrivo, consapevole di aver fatto una manche molto buona.

Da li è iniziato un periodo di delusione, aumentata dai commenti delle persone che dicevano che un’occasione così, sulla pista di “casa”, non sarebbe mai ricapitata …

Poi mi sono detto che potevo riprovare a fare bene ed ho trasformato la delusione in motivazione!

#SUCCESSO

Il successo è una parola con cui ho poca confidenza. Anche quando vado bene alle gare, sono soddisfatto, certo, ma riesco poco a godermi il momento e penso già al passo successivo.

In senso assoluto, il successo per me è arrivare al massimo delle mie potenzialità, sapere di averci provato fino in fondo ed essere sereno con me stesso.

In un range da 1 a 10 quanto conta la “testa” nel tuo sport? 

La testa conta 9.

Sicuramente conta la serenità, essere tranquilli con sé stessi e consapevoli di aver fatto tutto il necessario. In passato mi è capitato di arrivare al cancelletto e pensare: “eh, però, se mi fossi allenato un po’ di più ..”, tutt’altra cosa adesso che arrivo consapevole di aver fatto tutto il possibile.

Bisogna sempre credere in sé stessi, anche se ci sono gli allenatori che credono in te, quando scendi in pista sei da solo e devi essere tu a credere di potercela fare.

Hai mai allenato la tua “testa” per ottenere un miglioramento della performance o superare momenti difficili?

Ho lavorato con una mental coach imparando a concentrarmi sulla prestazione e lasciare andare i pensieri distraenti.

Quale messaggio vorresti dare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo sport o che già lo praticano e hanno il sogno di arrivare in alto?

Ricordatevi che i risultati da piccoli contano poco. Fino a una certa età è infatti importante divertirsi e imparare bene la tecnica.

E soprattutto credete sempre in voi stessi!

 

Se anche tu vuoi utilizzare la mente come acceleratore delle tue potenzialità e conoscere i benefici del mental coaching contattami  e sarò felice di fornirti tutte le informazioni sul ruolo di mental coach e sui percorsi di allenamento mentale.