Andrea Bertoldini, atleta professionista dell’Esercito classe 2003, conquista in questa stagione l’ingresso nella Squadra Nazionale. Veronica Chantal Bertarini è la sua mental coach con la quale lavora da quasi 3 anni.
Insieme hanno deciso di raccontare la crescita mentale di Andrea, aspetto che ha contribuito al raggiungimento del suo obiettivo.
V. Andre, ricordiamo quale era l’obiettivo di questa stagione?
A. L’obiettivo era vincere il GPI, quindi è stato raggiunto. Mi sarebbe piaciuto vincere una medaglia ai Campionati Italiani Giovani ma purtroppo non ci sono riuscito, classificandomi 4º in slalom e 5º in gigante.
V. Ti aspettavi di raggiungere l’obiettivo così in fretta?
A. In realtà no, perché fino alla scorsa stagione in gigante ero un po’ indietro tecnicamente. Me la sono giocata con gli altri, però grazie alle 5 vittorie in Gigante sono riuscito a chiuderla decisamente prima del previsto.
V. Un gigante che hai rinforzato tanto sull’estivo.
A. Sì, specialmente grazie agli allenamenti ad Ushuaia, dove abbiamo fatto un bel lavoro di Gigante con la Squadra Nazionale e successivamente al lavoro fatto in tutta la stagione con lo Sci Club Lecco e il Comitato AC.
V. Nei numerosi articoli usciti su di te nell’ultimo periodo si parla tanto di questa tua crescita tecnica, in nessuno però si parla dell’aspetto mentale, anch’esso un tuo grande punto di forza.
Vogliamo raccontare come sei arrivato ad avere un così elevato equilibrio mentale? Lo scorso anno non era ancora così …
A. Esatto, lo scorso anno un po’ di ansia mi causava un’attivazione troppo elevata in partenza delle gare. Grazie al nostro lavoro finalizzato a ad avere sempre lo stesso livello di attivazione, ho imparato a dare tutto in gara nonostante la pressione in partenza.
V. Quali sono state le tecniche di allenamento mentale che ti hanno aiutato a imparare a gestire l’attivazione pre gara?
A. Sicuramente i lavori sulla respirazione per diminuire l’attivazione, che ho utilizzato anche in partenza. Quando lavori con uno psicologo dello sport si fanno dei lavori lontano dalle piste da sci, che però poi devono essere messi in pratica sul campo e con costanza per ottenere dei risultati.
V. Molti atleti prima della gara implementano una propria routine, ovvero un insieme di azioni che permettono di raggiungere il massimo della propria concentrazione attivandosi in modo ottimale. Vuoi raccontarci come è la tua?
A. Personalmente provo sempre a distrarmi fino a pochi minuti prima di partire, visto che se penso troppo alla gara l’attivazione e l’ansia salgono e quindi se c’è da ridere e scherzare sono il primo a farlo. Ovviamente faccio il mio riscaldamento e ripasso il tracciato, ma poi non penso alla gara. Solo 2 o 3 numeri prima di partire mi concentro.
V. La capacità di stare deconcentrato fino a pochi minuti prima della gara è una capacità che hai allenato, imparando ad accendere e spegnere la concentrazione a richiesta. Troppa concentrazione rischia di consumare troppa energia.
A. Sì è sicuramente molto utile specialmente durante le gare più importanti.
V. Quale ritieni sia il tuo punto di forza mentale?
A. Penso sia il fatto che riesco, una volta che sono al cancelletto, ad essere solo io e la gara, senza pensare a tutto quello che può essere successo prima o a tutto quello che mi circonda.
V. Sono d’accordo con quanto dici. Questa tua capacità è legata alla tua buona gestione emotiva.
Aggiungo che non solo sai lasciare le emozioni negative alle spalle, ma sai diventare ancora più forte dopo i momenti di crisi. Questa capacità, di cui oggi si parla tanto si chiama anti fragilità.
E’ una capacità innata o anche questa sviluppata?
A. Diciamo che è stata sviluppata grazie all’esperienza dello scorso anno e al nostro lavoro. Ho capito che può succedere che 10 o persino 20 gare vadano male, ma l’importante è non abbattersi e provare a reagire dopo aver analizzato gli eventuali errori.
Per esempio lo scorso anno ho attraversato due mesi difficili ma ho provato a non abbattermi e alla fine le cose sono andate per il verso giusto. Sono riuscito ad entrare nell’Esercito e questo per me ha rappresentato un grande traguardo, ma specialmente un punto di partenza perché mi ha aperto le porte ad una vera e propria carriera sportiva.
V. La scorsa stagione c’è stato anche un calo fisico non percepito dall’inizio che poi è aumentato portandoti ad un calo generale della prestazione.
A. Sì appunto c’è stato quel calo fisico che si è trasformato in un calo tecnico e alla fine anche mentale, perché non ottenevo i risultati che volevo.
Riprendere tutti e tre gli aspetti ha richiesto un po’ di tempo. Ho avuto la fortuna di essere stato convocato per gli EYOF e aver vinto due medaglie. Questo è stato un grande aiuto per riprendermi.
V. Spostiamo il discorso sul binomio talento e impegno. Molto spesso si pensa che il raggiungimento di determinati obiettivi sia solo ed esclusivamente dovuto al talento.
Tu Andre sei un ragazzo di talento e non lo vogliamo negare, ma senza l’impegno, a mio avviso non avresti ottenuto questi risultati nello sci e nella vita. Ricordiamo che nonostante gli impegni con lo sci, sei uscito dalla maturità col massimo dei voti ed ora ti sei iscritto all’Università Bocconi, anche se il tuo focus è chiaramente quello professionale.
Volevo capire da te, quanto contano talento e impegno?
A. C’è chi dice che il talento non esiste, invece secondo me si. Tutti gli sportivi che vediamo che competono ad alti livelli sono indubbiamente talentuosi, perché ritengo che quella sia la base di partenza. Raggiunto un certo livello però, credo che il talento non sia più sufficiente e quindi diventa necessario metterci più impegno rispetto agli altri se si vuole vincere.
V. Quando hai iniziato a credere di poter fare una vera e propria carriera nell’agonismo?
A. A dir la verità è sempre stato un sogno che avevo da bambino, ma come ho affermato prima questa consapevolezza è maturata quando sono diventato un’atleta dell’Esercito. Adesso un passo alla volta cercherò di arrivare più in alto possibile.
V. Mi piaceva toccare un altro punto dell’aspetto mentale che pochi considerano, ovvero le relazioni famigliari e Vorrei farlo raccontando un aneddoto della tua famiglia.
La scorsa stagione al traguardo di una gara con una prestazione sicuramente non all’altezza delle tue capacità tuo papà ti ha detto più o meno queste parole: “Se posso permettermi .. e ha fatto un breve commento tecnico .. comunque ne parlerai con i tuoi allenatori, noi siamo qui solo per supportarti”.
In quel “se posso permettermi” e “noi siamo qui solo per supportarti” c’è l’essenza della tua famiglia, vorrei ci raccontassi che ruolo hanno i tuoi genitori e se ti sei mai sentito sotto pressione per le loro aspettative.
A. No mai nessuna pressione. E’ proprio un bel rapporto, tant’è che nelle gare migliori che ho fatto quest’anno c’erano anche i miei genitori!
Loro quando possono vengono sempre a vedermi perché sono molto appassionati di questo sport, sono loro che mi hanno trasmesso l’amore per lo sci.
Tutte le volte in cui sono andato male, hanno sempre e solo cercato di farmi vedere la luce in fondo al tunnel. Quelle che hai citato prima, credo siano state le due gare peggiori della mia vita e loro erano lì e hanno provato, come sempre, a tirarmi su. Credo sia una cosa molto importante, perché invece vedo alcuni genitori che si arrabbiano se il figlio non va come avrebbe potuto. Un genitore dovrebbe capire che il proprio figlio non riesce sempre a fare ciò che ci si aspetta da lui.
V. Aggiungerei che il continuare a proiettare queste aspettative non fa altro che aumentare le pressioni dell’atleta.
A. Certo, già abbiamo l’ansia e la pressione della gara, se in più si aggiunge l’ansia dovuta alla necessità di fare una buona prestazione per non deludere le aspettative dei genitori diventa proprio un casino. Abbiamo le nostre cose su cui dover stare concentrati e attenti, è fondamentale che i genitori siano di sostegno per noi, come hanno sempre fatto i miei genitori. Posso immaginarmi che non sia una bella cosa per un atleta non essere sostenuto al 100% dai propri genitori.
V. Diciamo che mamma e papà sono stati molto bravi a non trasformare la loro passione in pressione su di te. Vorrei inoltre ricordare che tu hai due fratelli più piccoli; entrambi sciano, perché è lo sport di famiglia, ma i tuoi fratelli si stanno costruendo strade diverse dalla tua, con la massima libertà lasciata dai tuoi genitori.
A. Assolutamente si. Anche a me nel corso degli anni hanno detto più volte che se per caso avessi voluto cambiare sport, sarei stato libero di farlo. Ho sempre avuto libertà di scelta. Anche nel caso dei miei fratelli sono loro stessi a scegliere cosa fare nella loro vita. Non hanno mai provato a crescerci con lo scopo di farci diventare sciatori accaniti.
V. Hai ragione, infatti una classica espressione che papà dice sempre è “ci proviamo”, come a dire che non c’è nessuna pretesa di arrivare a tutti i costi.
A. Sì, oppure lui dice sempre che siamo una famiglia di metalmeccanici e ogni risultato che arriva al di fuori di quello è in più e va bene.
V.Questa cosa che hai detto è un altro aspetto che fa parte della tua forma mentis: l’umiltà.
A. Sicuramente tutto quello che sono adesso me l’hanno insegnato i miei genitori, quindi a loro devo tantissimo. Tra le tante cose c’è sicuramente l’umiltà, ovvero un valore che cerco sempre di rispettare in pista e fuori.
Io devo il fatto di essere qui a loro, al centro sportivo esercito al quale faccio un ringraziamento speciale per la grossa opportunità che mi hanno dato, allo Sci Club Lecco, al Comitato, a tutti gli allenatori che ho avuto finora, a te e a tutti quelli che mi sono stati vicino, perché da solo non ce l’avrei mai fatta.
V. Vorrei concludere la nostra chiacchierata chiedendoti che cosa ti ha portato a scegliere di essere affiancato da uno psicologo dello sport?
A. Nella società c’è la falsa credenza che si va da un mental coach solo se si hanno problemi ma non è così, si va per potenziare la propria prestazione.
Ecco perché ho deciso di iniziare il percorso insieme.
E’ una delle decisioni prese insieme alla mia famiglia e allo sci club Lecco; per noi è stato un passaggio normale, come la decisione di affidarci ad un nutrizionista.
Da quando faccio parte del Centro Sportivo Esercito inoltre, ho veramente capito l’importanza di seguire ogni aspetto del nostro corpo
La sfera mentale è tanto importante quanto quella tecnica e fisica, non si può non prendersene cura.
V. Grazie Andre, è stato un piacere chiacchierare con te da una prospettiva diversa.
Psicologa del Benessere e dello Sport, Counselor e Mental Coach
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